Resta tetraplegico dopo l’intervento e fa causa all’Usl

Entra all’ospedale Ca’ Foncello per togliere un meningioma, ne esce disabile. L'uomo, Siro Buttol, bellunese di 69 anni, chiede un risarcimento di un milione di euro. «Lotto per avere giustizia per me ed i miei familiari e chiedo un equo risarcimento per le spese che la mia famiglia continua ad affrontare per sostenere la mia condizione».
L'ospedale di Treviso
L'ospedale di Treviso

BELLUNO. Nel settembre del 2010 era entrato in ospedale a Treviso per sottoporsi ad un’operazione per rimuovere un meningioma del clivus benigno. Ma dopo una serie di interventi chirurgici, Siro Buttol, 69 anni, bellunese, non è più in grado di camminare, respira attraverso una cannula ed il cibo gli viene somministrato via catetere. È tetraplegico ed è assistito giorno e notte dai familiari e da una badante a tempo pieno. Il suo caso è ora al centro di una procedura giudiziaria, presso il tribunale civile di Belluno, che lo vede contrapposto all’azienda sanitaria di Treviso. Fondamentale, per la causa, sarà l’esito della perizia disposta dal giudice Antonella Coniglio e conferita al dottor Enrico Pedoja. Vi fu errore medico o meno?

Secondo il consulente del legale che tutela Buttol nella procedura giudiziaria, l’avvocato Maria Giuseppa Quaranta, le responsabilità mediche ci sono e per questo è stato chiesto un maxi risarcimento da oltre un milione di euro. L’Uls9 di Treviso, interpellata sul caso, preferisce non commentare la vicenda, affidandosi ai propri legali e rimettendosi al giudizio della magistratura bellunese.

Nel frattempo Siro Buttol ha deciso di raccontare la sua via crucis negli ospedali e la sua vicenda umana. Un uomo sano, all’epoca dei fatti collaudatore di grandi impianti in stabilimenti all’estero, ed ora completamente infermo in un letto. «Era l’agosto del 2010 - racconta Buttol - quando mi presentai all’ospedale di Belluno per capire l’origine delle continue emicranie e vertigini. Dagli esami scoprono che avevo un meningioma del clivus benigno a lentissima crescita. Mi fu detto che era una malattia operabile e per questo il 3 settembre 2010, all’ospedale Ca’ Foncello di Treviso, fui operato. Un’operazione cui seguirono altri interventi, tra cui l’asportazione di parte del mio cervelletto. Ho inoltre scoperto che era stato eseguito un video della mia operazione a fini didattici, senza preavviso né richiesta di autorizzazione e, con non poche difficoltà, sono riuscito ad averne una parte».

Buttol non si rassegna al fatto di essere entrato sano in ospedale ed esserne uscito inabile. «Mi sono sottoposto - spiega - a questa operazione chirurgica perché mi era stata assicurata una situazione totalmente diversa da quella in cui mi trovo. Mai mi sono state indicate le possibili reali conseguenze di questa operazione. Sono entrato in ospedale con le mie gambe, totalmente autonomo e pieno di fiducia e ne sono uscito inabile al 100 per cento».

La vita e le relazioni sociali sono totalmente cambiate. «La mia esistenza si divide tra il letto ed una sedia a rotelle segregato, dopo una vita molto attiva, in un appartamento, con spazi ridotti, in mezzo al cemento. Tutti i miei amici e le mie relazioni con gli altri si sono rarefatte. Alcuni amici si sono allontanati perché non reggono alla vista delle mie condizioni».

Ora la causa in tribunale a Belluno per avere giustizia. «Lotto per avere giustizia per me ed i miei familiari - conclude il bellunese Siro Buttol - e chiedo un equo risarcimento per le spese che la mia famiglia continua ad affrontare per sostenere la mia condizione. Lotto per riuscire a vedere ogni giorno il volto di mia moglie e di mia figlia e per sentire al telefono al voce di mia madre anziana. Ho voluto raccontare la mia vicenda, contrariamente alla mia natura schiva e riservata, perché è giusto renderla pubblica e per far sì che altri episodi simili non possano mai più ripetersi».

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