«Resto convinto: la fusione è giusta»

La delusione del sindaco Costa e del collega De Rocco: «Era necessaria. Adesso ci provino altri a far andare il Comune»
FALCADE E CANALE. «Se un anno fa mi avessero detto che il referendum sarebbe finito così sarei rimasto stupito, ieri invece non mi ha meravigliato». Il sindaco di Falcade, Michele Costa, non nasconde la sua profonda amarezza per l’esito del referendum di fusione tra Falcade e Canale che ha visto trionfare i No. Dice chiaro e tondo che «l’umore è quello che è» ed esprime un rammarico che fa fischiare le orecchie a una Regione e a una politica che parla di efficienza e poi ci impiega un anno e mezzo per indire un referendum.


«Ci penso da ieri sera – spiega Costa – resto convinto che la fusione sia la strada giusta. Un anno fa il clima era diverso: se si fosse fatto il referendum allora anche il risultato lo sarebbe stato. Dopo gli incontri che avevamo fatto con la popolazione avevo avvertito un’attenzione elevata. Poi la cosa è scemata e la vittoria del No non mi ha meravigliato. Tuttavia pensavo che i no sarebbero prevalsi a Canale, mentre a Falcade pensavo a un successo del Sì». Tra i Sì e i No si sono comunque messi di mezzo i non votanti. La scarsa affluenza alle urne di domenica fa il paio con quella registrata in occasione delle elezioni comunali di Falcade di giugno. Anche in quel caso aveva votato appena il 50,99% (-12% rispetto al 2012).


Se Costa tradisce tutta la sua delusione, di là del Biois, il sindaco di Canale, Rinaldo De Rocco, ostenta una maggiore tranquillità e dice di ritenere il risultato «figlio della paura atavica dell’incognito». «C’è un papà – racconta come esempio – che regala una bici bella a suo figlio, una delle migliori. Il figlio gli dice: “Non la voglio”. “Perché”, chiede il padre? “Perché devo pedalare”. Ecco: io ha ravvisato una paura del cambiamento. I cittadini si sono chiusi nella loro ristrettezza, invece che aprire una nuova strada. E a me questo rinchiudersi fa paura. Qualcuno dice: “Dobbiamo stare come siamo”. Se sarà così siamo a posto. Ma il tutto fa parte della democrazia».


Anche Costa rispetta il voto popolare, ma non cambia idea. «È un’occasione persa – sottolinea – si poteva avere uno sguardo diverso sul futuro. Ma continuerò in ogni caso a lavorare. Dimissioni? Non credo possa essere il risultato di un referendum a spingere alle dimissioni». Nei due sindaci non c’è alcun mea culpa per l’esito del voto. «Più di così – dice Costa – non so cosa avrei potuto fare. Sono tre anni che ci sbattiamo per questo referendum. Le persone chiedono l’unione dei servizi? Beh, troppo comodo dire così. Ci abbiamo provato a lungo e sappiamo tutte le difficoltà che abbiamo incontrato. Ad ogni modo non si molla l’osso anche se io sarò attento ai ragionamenti da fare perché devo curare gli interessi di Falcade». Quando si parla di sassolini nelle scarpe, Costa ne conta più di uno, ma dice che «ci sarà tempo per toglierseli».


De Rocco sostiene di non averne, ma poi ne estrae uno grosso. «Io qui in Comune ci rimango ancora poco, tre o quattro mesi – spiega – spero che chi verrà dopo sia qualcuno che si è preso la briga di impedire una fusione necessaria. Provino anche costoro a guidare Canale, ma prevedo troveranno grossi problemi sulle spese correnti». Il riferimento è ovviamente al Comitato di cittadini per il territorio che più volte, non solo sulla fusione, ha fatto le pulci all’amministrazione comunale. «Mi pare evidente che sia un comitato che dice no a tutto – continua De Rocco – e non so quanto bene faccia al paese. So che sono vent’anni, dieci da sindaco, che lavoro per Canale, cercando di fare le cose nel migliore dei modi. Sono sereno. Adesso spero saltino fuori due, tre, quattro liste. Di quale farà parte Rinaldo De Rocco? Starà al campeggio (dove lavora, ndr) a leggere libri».


Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi