Riabilitazione, in arrivo sedici nuovi posti letto

I vertici della Usl 1 hanno illustrato le novità contenute nelle schede regionali «Sono stati fugati gran parte dei timori espressi negli ultimi tempi»
Di Alessia Forzin
L'elicottero del 118 Suem a Pieve di Cadore. - La piazzola dell'elicottero a Pieve. Sotto, Compostella
L'elicottero del 118 Suem a Pieve di Cadore. - La piazzola dell'elicottero a Pieve. Sotto, Compostella

BELLUNO. «C'era attesa e grande preoccupazione. Queste schede fugano gran parte dei timori che sono stati espressi negli ultimi mesi». Il direttore generale dell'Usl 1 Pietro Paolo Faronato appare soddisfatto della decisione della giunta regionale, che ha ridisegnato la sanità veneta «secondo la logica della valorizzazione del territorio», spiega. «Abbiamo seguito da vicino l'evoluzione delle schede e abbiamo sempre saputo che non c'era motivo di preoccuparsi, né di inscenare proteste clamorose».

Secondo Faronato «le schede riflettono la specificità del territorio della nostra Usl, con un'attenzione alla dimensione dell'emergenza-urgenza e al potenziamento delle strutture riabilitative. Inoltre restituiscono un ruolo alla medicina generale. L'obiettivo del sistema territoriale è un'assistenza 24 ore su 24, sette giorni su sette».

«Assetto inalterato». «Belluno diventa ospedale hub a valenza provinciale e per quanto riguarda gli ospedali periferici non c'è nessuna diminuzione. Nel complesso l'assetto rimane inalterato», continua Faronato. Agordo e Pieve rimangono presidi ospedalieri di rete, dotati di servizi di pronto soccorso. Viene garantita l'attività di urgenza e emergenza e di bassa e media complessità, oltre i servizi di diagnosi e cura.

Il San Martino sarà ospedale di riferimento per l'Usl 2 per alcuni servizi, come l'emodinamica (attivata h24), il trasfusionale, la neurochirurgia, le malattie infettive. Inoltre a Belluno sono previsti 16 nuovi posti letto di riabilitazione (anche pneumologia) e l'attivazione di due nuovi posti letto di terapia intensiva neonatale. Il san Martino perderà il primario di radioterapia, ma per Faronato «l'importante è che ci siano «personale efficiente e preparato e una strumentazione valida». In ogni caso il direttore generale discuterà con la Regione per capire se questa decisione è definitiva.

Pieve e Agordo. Confermati la centrale Suem e l'elisoccorso, così come il punto nascita - che tante preoccupazioni aveva sollevato nei mesi scorsi - in Dipartimento con Belluno. Sono stati poi creati due posti letto di terapia intensiva a servizio del Suem per la stabilizzazione dei pazienti, sotto la guida del primariato di anestesia e rianimazione di Agordo. A Pieve ci saranno 23 posti letto nell'area riabilitativa: 13 riabilitativi e 10 di lungodegenza. Salta invece il primario di cardiologia: «Il reparto rimarrà e sarà collegato ad emodinamica», precisa Faronato. «La cosa indispensabile, quando una persona ha un infarto, è di accedere il prima possibile ad emodinamica». Ad Agordo sono confermati il pronto soccorso, ortopedia e chirurgia.

Emergenza-urgenza. Si garantisce tempestività di intervento in ogni angolo del territorio dell'Usl 1 attraverso la conferma dell'elisoccorso, con volo dall'alba al tramonto nei mesi estivi, e l'incremento di auto mediche e ambulanze con a bordo l'infermiere. Ci sarà un'auto medica ogni 26 mila abitanti e un'ambulanza ogni 14.500. «Nelle Usl di pianura il rapporto è di 1 a 70-207 mila per le auto mediche, 1 a 23-69 mila per le ambulanze», aggiunge Faronato.

I posti letto. I numeri che fornisce il direttore generale dell'Usl 1 sono diversi rispetto a quelli contenuti nelle schede sanitarie, per quanto riguarda i posti letto oggi realmente a disposizione. Sarebbero 500, non 600, così suddivisi: 347 all'ospedale di Belluno, 70 a quello di Pieve di Cadore, 83 a quello di Agordo. «Nel corso degli anni (la programmazione precedente a questa risale a undici anni fa) alcuni posti letto sono stati eliminati, fisiologicamente», spiega Faronato, che poi precisa: «Il problema non è quanti posti letto ci sono, ma come vengono utilizzati».

La medicina si è evoluta nel corso degli ultimi anni, oggi molti interventi non richiedono più un'ospedalizzazione prolungata. Così si punta ad usare i posti letto per acuti «in modo intensivo: a nessuno piace stare ricoverato a lungo, magari in attesa della riabilitazione». Così si punta a mantenere in ospedale i pazienti giusto il tempo necessario per l'operazione e il post operatorio, per poi trasferirli nelle strutture intermedie, ospedali di comunità o unità di riabilitazione territoriale, che con le schede sono state potenziate: «Saranno attivati 27 posti in più», aggiunge Faronato. «Dieci nelle unità di riabilitazione territoriale, diciassette negli ospedali di comunità».

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