Riapertura fin troppo euforica nei bar: l’Ascom richiama alla responsabilità
BELLUNO
Dopo un primo giorno di euforia, è il momento di seguire le regole, altrimenti non durerà. A ribadirlo è Confcommercio Belluno, che lunedì sera ha dovuto registrare come qualcuno si fosse fatto prendere la mano dall’entusiasmo andando ben oltre ciò che è consentito. E questo con una ripresa non ancora al 100 per cento.
Ieri Ascom ha mandato agli esercenti i cartelli informativi, nella speranza che siano utili ad evitare deviazioni pericolose: «La partenza è andata bene, ma in serata la situazione è un po’ andata oltre», rileva Dal Poz. «Abbiamo festeggiato la fine del lockdown, ma adesso è il momento della responsabilità. Il problema di far rispettare le regole alla clientela c’è sempre stato, ma fa parte del mestiere e stavolta non possiamo permetterci errori».
«Hanno riaperto circa i tre quarti dei negozi, quasi tutti i bar specie in città e nei paesi più grossi, mentre i ristoranti sono ancora pochi», spiega Luca Dal Poz, direttore di Confcommercio. «Tutto come previsto, perché l’ordinanza è arrivata domenica sera alle 19 e noi abbiamo trasmesso le informazioni agli associati alle 21 e, per quanto le regole siamo ampiamente più favorevoli del previsto, i ristoranti sono comunque strutture più complesse».
Come dopo ogni cambiamento, anche questa riapertura presenta qualche piccolo dubbio che la Regione sta chiarendo con delle Faq, ma su alcune carenze viste nei locali tra ieri e lunedì le cose dovrebbero essere più che chiare e da tempo. Tavolini non disinfettati, ma nemmeno liberati tra un cliente e l’altro, bustine di zucchero in contenitori multipli, cestini del pane, menu di carta e giornali lasciati a disposizione della clientela: tutte irregolarità gravi, perché sono espressamente vietate dalle norme anti Covid, ma non solo.
«Stiamo puntualizzando cose che sono in vigore dal 1997, dovrebbero essere diventate abitudine», sottolinea Dal Poz. «Ma in particolare adesso deve essere chiaro che tutto ciò che è su un tavolo va disinfettato e che è necessario togliere tutto quello che può entrare in contatto con le persone. Con particolare scrupolo. Compreso il fatto che il cameriere deve lavarsi le mani prima di ogni servizio al tavolo». Eppure, nonostante le norme igieniche dovrebbero essere acquisite da tempo, anche prima della pandemia, non si è visto uno scrupolo adeguato.
«Ci sono persone più rigorose. Ad esempio ci hanno chiamato gli esercizi che hanno giochi per bambini chiedendo se si possono usare, ma abbiamo risposto di no, perché bisognerebbe sanificare in continuazione. E nessuno ha protestato. Nei negozi di vestiti, invece, i titolari hanno incontrato resistenze da parte della clientela ad indossare i guanti, che sono obbligatori quando si toccano i vestiti. Per l’abbigliamento c’è anche da chiarire se rimane valido il limite di un cliente sotto i 40 metri quadrati, che è ancora in vigore e che noi consigliamo, o se basta la distanza di un metro. Siamo ancora in fase di aggiustamento», conclude Dal Poz, «aspettiamo alcuni chiarimenti e vediamo come va in queste due settimane». —
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