Riaprire il palaghiaccio? Bastano 500 mila €
BELLUNO. Là dove una volta si pattinava, oggi si gioca a pallavolo, a calcetto, si fanno gare di scherma e taekwondo. Ma c’è chi non ha dimenticato gli anni in cui Belluno aveva il suo palaghiaccio. Luciana Ceiner, istruttrice federale di pattinaggio, ha contattato una ditta di Vipiteno e si è fatta fare un preventivo per capire quanto costerebbe rimettere in funzione il palaghiaccio: «Basterebbero 500 mila euro», spiega mostrando un foglio con tutte le cifre ben indicate. Diecimila euro per pulire le serpentine (ammesso siano ancora presenti sotto la pavimentazione della Spes arena), 30 mila per la sostituzione del gas con glicole, il nuovo composto per fare il ghiaccio. 140 mila euro servirebbero per i nuovi compressori, 180 mila per le nuove balaustre omologate per l’hockey, 40 mila per le spese tecniche. Fra spese varie e Iva si arriva a 500 mila euro. Non sono evidenziate le spese per la rimozione della pavimentazione attuale.
«Trovo assurdo che una città capoluogo non abbia un palaghiaccio», continua la Ceiner. «La struttura di Lambioi era stata realizzata dal Coni per le Universiadi del 1985 ed è inconcepibile che sia stata trasformata per praticare sport che nulla c’entrano con il ghiaccio e che si possono fare in qualsiasi palestra». Il palaghiaccio venne chiuso nel 2002, ricorda la Ceiner: «Adducendo come scusa che si erano rotte le serpentine e non era vero. Poi dissero che i compressori erano vecchi, ma hanno la stessa età di quelli di Feltre che sono stati sostituiti quest’anno».
Il bacino di utenza ci sarebbe, sia di semplici appassionati della pattinata domenicale che di sportivi (dal pattinaggio di figura all’hockey, fino alla velocità). Anche lo staff tecnico ci sarebbe. Luciana Ceiner ha presentato il suo progetto all’assessore Biagio Giannone, ma: «Ci ha detto che l’edificio ha problemi strutturali, che se nevica diventa inagibile, ma qui si tratta di volontà di fare le cose. Un capoluogo delle Dolomiti non può non avere un palaghiaccio, ce ne sono in paesi molto più piccoli della nostra città, vedi Fanano, in Emilia Romagna».
«Il palaghiaccio è stato riconvertito e ospita società che faticherebbero a trovare spazi in altre palestre», replica Giannone. «Le società sono molte e gli spazi pochi, in città. Credo che l’operazione fatta dalla passata amministrazione sia stata corretta nell’ottica della sostenibilità della struttura». Dunque la Spes non si tocca.
Giannone, però, si sta muovendo per capire se sia possibile costruire un altro palaghiaccio in città: «La richiesta in effetti c’è, di poter praticare le discipline legate al ghiaccio. Ma bisognerà fare i conti con le risorse che avremo a disposizione». Oppure c’è un’alternativa: allestire una pista, durante l’inverno, al parco fluviale di Lambioi. In ghiaccio vero, stavolta. (a.f.)
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