Ricatto a luci rosse, coniugi condannati
OSPITALE DI CADORE. Dodici anni in due. Sono stati condannati i coniugi di Limana accusati di estorsione, rapina e lesioni personali aggravate, per un ricatto a luci rosse in realtà mai consumato. Jessica Azzolini, 39 anni sottoposta all’obbligo di dimora e Gazmend Harizi, 43 anni, attualmente agli arresti domiciliari (entrambi difesi dall’avvocato Pierangelo Conte), sono stati giudicati responsabili delle accuse mosse dal procuratore Francesco Saverio Pavone, che ieri ha presentato le conclusioni davanti al collegio formato dai giudici Coniglio, Scolozzi e Cittolin.
La vicenda risale all’inverno scorso, quando la donna conobbe casualmente un uomo di Ospitale di Cadore al quale manifestò le difficoltà economiche familiari, chiedendo aiuto per trovare lavoro. L’uomo decise di prendere la donna al suo servizio per le pulizie domestiche. Le versioni sono contrastanti, ma pare che la Azzolini sia andata solo un paio di volte a casa dell’uomo, nonostante l’offerta fosse di circa 80 euro per due ore di lavoro (benzina compresa). L’8 marzo del 2014, l’uomo richiamò la ragazza per le pulizie. In quei giorni lui aveva male alle cervicali e la donna si offrì di spalmargli il Voltaren sulle spalle.
A quanto pare quel breve massaggio è stato l’unico contatto fisico tra i due, ma è da quel giorno che la situazione è precipitata. L’uomo, infatti, aveva solo 20 euro e, al ritorno a casa, la donna deve avere avuto uno screzio con il marito forse ingelosito dal contatto, raccontato nella forma ben più piccante della masturbazione. La donna sostiene infatti che tra i due ci siano stati circa dieci episodi di sesso. Quello stesso pomeriggio i coniugi sono andati dall’uomo, gli hanno chiesto 100 euro e il marito ha sferrato tre pugni. La parte offesa scappa (mentre perde due denti per i colpi) da uno zio, si fa dare 100 euro e li consegna ai coniugi che ne chiedono altri mille “o sei morto”. A quel punto l’uomo si rivolge ai carabinieri che organizzano un’imboscata che secondo la difesa rappresenta il nodo dell’estorsione, che non sarebbe mai avvenuta se i carabinieri non avessero indotto la parte offesa a partecipare al tranello. La donna e l’uomo di Ospitale si vedono, mentre un carabiniere li ascolta di nascosto e lei chiede 10 mila euro, “altrimenti ti denuncio per violenza sessuale”. L’appuntamento per la consegna è il 14, ma nel momento in cui prende la busta la donna viene arrestata e dopo qualche ora anche il marito.
Nonostante un risarcimenti ritenuto congruo dalla parte offesa che ha ritirato la querela, sono state parzialmente accolte le richieste del pm: sei anni e mezzo al marito (Pavone ne ha chiesti otto) e cinque anni e mezzo per la moglie (come chiesto dal pm). La difesa farà appello.
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