Ricatto alla baby-sitter, coppia indagata
CORTINA. «Sono in una famiglia di cafoni». Era più o meno di questo tenore il messaggio inviato dal proprio telefonino ad un’amica, un giorno d’agosto di due anni fa. Solo che la baby-sitter, alle dipendenze di un’altolocata famiglia di Milano, con casa in centro a Cortina, s’era scordata di cancellare quell’sms. Peggio, l’aveva dimenticato sul tavolo, in bella mostra, senza nemmeno tornare nella schermata principale del cellulare. E così la proprietaria di casa, discendente di una famiglia dell’alta borghesia meneghina, per caso o di proposito, quel messaggino l’ha letto. Ed in quel momento sono iniziati i guai per tutti. La baby-sitter ha perso l’impiego, mentre i suoi datori di lavoro (lei imprenditrice, lui noto avvocato) sono finiti sotto inchiesta per estorsione.
La procura di Belluno ha, infatti, indagato i due coniugi milanesi per aver costretto la baby-sitter, sotto un presunto ricatto, a licenziarsi. Fatti che hanno Cortina sullo sfondo, durante le vacanze estive.
Dopo aver letto l’sms, la padrona di casa non fa una piega e raduna i figli e la baby-sitter per una gita in una località sopra Cortina. Durante il viaggio, però, secondo la ricostruzione della pubblica accusa, l’imprenditrice milanese inizia a fare allusioni all’sms coi figli piccoli, davanti alla baby-sitter. “Lo sapete bambini che siamo una famiglia di cafoni?” Alla baby-sitter basta poco per capire che la donna ha letto il suo messaggino. Dopo un po’, inizia una discussione che culmina con un pesante diverbio. La facoltosa milanese costringe la baby-sitter a scendere dall’auto, non senza averle storto una mano. Sola e sotto choc, la donna chiama un taxi e si fa accompagnare direttamente dai carabinieri. Vuole sporgere denuncia contro la sua datrice di lavoro. I carabinieri tentano una conciliazione. Viene anche chiamato il marito dell’imprenditrice milanese, un noto avvocato, che cerca di dissuadere la baby-sitter dal suo proposito. “Sappiamo che lei qualche volta ha dato degli scapaccioni ai nostri figli. E’ meglio che la vicenda finisca qui”.
Poi, però, fuori dalla caserma, la baby sitter sostiene di essere stata costretta, sotto ricatto, a firmare le dimissioni. Da qui l’accusa di estorsione nei confronti dei due coniugi milanesi. La donna deve rispondere anche di violenza privata e lesioni. L’inchiesta è ormai al capolinea. Il pm è pronto a chiedere il rinvio a giudizio.
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