«Riconoscimento Unesco per la parlata ladina»

È la richiesta che un apposito comitato si accinge a fare a nome delle cinque valli per evitare che l’idioma scompaia portandosi dietro secoli di una florida cultura

CORTINA. Il riconoscimento Unesco alla lingua ladina. E' questo il progetto che è stato presentato ieri mattina in conferenza stampa in sala consiliare a Cortina.

Il comitato ladino, guidato da Marina Crazzolara, ha deciso di chiedere all'Unesco che la lingua ladina venga riconosciuta come un bene immateriale dell’Unesco e che goda quindi di alcuni privilegi che servano proprio a salvaguardare e a portare avanti la parlata nel tempo. A fare gli onori di casa sono stati il vice sindaco ampezzano, Enrico Pompanin, e l'assessore alla Cultura ladina Stefano Verocai.

«Abbiamo concesso la sala consiliare», hanno detto, «perché l'iniziativa rappresenta di per sé un atto di unione tra le nostre comunità e un’azione comune per la difesa del nostro patrimonio culturale. La lingua dei ladini deve essere tutelata per impedire che scompaia. Speriamo che l'Unesco sia uno strumento per vivificare, attraverso il rapporto con le scuole e il territorio, la conoscenza e l'impiego di questa importantissima eredità. La nostra Amministrazione seguirà passo passo l’iter dell’iniziativa tramite l’Istituto culturale Cesa de Jan e offrirà tutto il supporto necessario».

«E' un progetto importantissimo», ha confermato Elsa Zardini, presidente dell'Unione Generela di Ladins, «che ha lo scopo di dare nuovo impulso alla nostra lingua e di non farla morire. A differenzia della Badia, dove la lingua viene parlata ancora quasi come fosse quella madre, in Ampezzo, a Fodom e in Gardena essa si sta perdendo, anche perché all'interno delle scuole non riusciamo ad insegnarla. Ottenere il riconoscimento Unesco sarebbe un modo per non perdere la nostra lingua e per mettere in campo tutte le iniziative necessarie a tramandarla alle future generazioni della valle».

«L’iniziativa», ha raccontato la Crazzolara, rappresentante dell'Associazione albergatori della Val Badia, «è nata leggendo un articolo di giornale che raccontava come, recentemente, una processione religiosa nel Sud Italia avesse conquistato il titolo di “bene immateriale” Unesco. Mi sono infamata più nel dettaglio e ho visto che “beni immateriali” Unesco possono essere considerate anche le lingue in via di estinzione o che hanno necessità di essere salvaguardate; e allora ho subito pensato al nostro ladino. Da lì abbiamo costituito il comitato scientifico che porterà avanti il progetto».

Nella richiesta del riconoscimento andranno inserite le finalità del progetto, come ha poi spiegato Paul Videsott, dell'Università di Bolzano.

«Il progetto», ha detto, «consiste in una prima parte nella quale si documenta cosa tutelare, ossia il ladino. Per l'Unesco, infatti, ogni lingua parlata da meno di 500 mila persone è a rischio. Il ladino è parlato da circa 30 mila persone, e quindi rientra tra queste. L'altra parta consiste nella stesura delle iniziative che si vogliono portare avanti per tutelare il bene immateriale, ossia la lingua. La sfida è quella di fare una proposta che vada bene per tutto il territorio dei ladini del Sella e per la commissione Unesco. Dovremo inviare anche dei documenti video e fotografici sul bene da tutelare, e ci sarà da ingegnarsi un bel po’ per pensare a qualcosa del genere».

Ora il progetto è stato lanciato; entro fine maggio il Comitato compilerà i moduli inerenti la domanda, sviluppando documenti e progetti da allegare alla candidatura. Molti di questi si collocano nel solco di diverse iniziative già avviate e volte a mantenere viva la conoscenza e l’insegnamento della cultura, dell’arte e della lingua dei territori ladini, unendoli alle iniziative a favore dell’ambiente e dell’ecosostenibilità.

La prima risposta verrà dalla commissione Unesco per l’Italia. Se questa darà parere positivo, accogliendo la candidatura, quest’ultima verrà sottoposta all’attenzione della sede centrale Unesco a Parigi per ricevere il completo riconoscimento internazionale.

«E’ un percorso lungo», hanno riconosciuto gli organizzatori, «non pensiamo certo di fare tutto dall’oggi al domani; ma stiamo compiendo i passi necessari vincere la sfida».

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