Ricorso sull’espulsione del radicalizzato
Lentiai. I legali di Yachou vanno all’attacco: «Violata la Costituzione, merita di difendersi in Italia»
gian paolo perona- perona- belluno- carcere di baldenich
LENTIAI. Per la questura è rdicalizzato. Per gli avvocati è solo molto religioso e senza alcuna simpatia per il sedicente Stato islamico.
Ismail Yachou è stato espulso e accompagnato in Marocco dalla polizia il 7 dicembre, un giorno prima di uscire per fine pena dal carcere di Baldenich. I legali del 26enne originario di Louadine, Roberta Resenterra e Liuba D’Agostini, hanno impugnato il decreto di espulsione firmato dal prefetto Esposito e dal questore Aprile e presentato un ricorso al giudice di pace.
Un articolato documento con il quale contano di farlo tornare in Italia, per difendersi in un altro processo.
Un anno fa, Yachou aveva aggredito un anziano, a Lentiai. Quest’ultimo aveva appena fatto un prelievo al bancomat, quando il marocchino gli si era avvicinato, chiedendo l’elemosina. Al rifiuto di una moneta, il maghrebino l’aveva colpito con violenza al volto, prima di accanirsi contro l’auto, nella quale il malcapitato si era rifugiato. Infine si era diretto contro lo sportello bancomat, danneggiandolo. Condannato a due anni in primo grado per tentata rapina, lesioni e danneggiamento aggravato, il nordafricano si è visto dimezzare la pena in appello e l’ha scontata.
Non era finito subito in carcere, ma gli erano stati concessi gli arresti domiciliari, dai quali era evaso. A questo proposito, c’è un altro procedimento, che comincerà ufficialmente il 4 maggio e nel quale l’imputato ha tutto il diritto di difendersi. I suoi difensori non solo sostengono questo, ma ritengono anche che il questore non abbia chiesto il necessario nulla osta all’autorità giudiziaria (il giudice), prima di emettere il provvedimento. In questo modo, avrebbe violato Testo unico sull’immigrazione, Costituzione italiana (articolo 24) e Patto internazionale di New York, sui diritti civili e politici.
L’uomo è stato dichiarato presente all’udienza del 6 novembre e proprio in quella di maggio dovrebbe essere ascoltato. Il fatto è che per i prossimi cinque anni non potrà rientrare nell’area Schengen, perché si ritiene che in carcere abbia pronunciato parole di vicinanza nei confronti di Anis Amri, l’autore della strage del 19 dicembre dell’anno scorso al mercatino di Natale di Berlino poi morto in un conflitto a fuoco con la polizia italiana, a Sesto San Giovanni.
Yachou non può avere un permesso di soggiorno per motivi umanitari, in quanto non ce ne sono, allo stesso tempo c’è una perizia psichiatrica firmata dal dottor Franceschini, nella quale si dice che ha avuto problemi fin da quando aveva 13 anni. Proprio per continuare a curarsi, avrebbe bisogno di tornare in Italia dai medici, che se ne sono occupati finora. Un motivo in più per chiedere la revoca dell’espulsione.
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