Riemerge dall’acqua l’antico “marmo nero”

A Pont l’alluvione ha messo in luce i blocchi di pietra abbandonati dopo la fine dell’attività estrattiva

TAIBON. L’alluvione riporta alla luce le tracce di una vecchia attività estrattiva a Pont.

Chi ha percorso a piedi la strada militare che da Col di Prà porta a Pont, ha toccato con mano le conseguenze della forza della natura. «Il ponte sul torrente Bordina è stato spazzato via dall’acqua e le putrelle metalliche di sostegno piegate come fossero di burro – dice Alessandro Savio – la strada ha subìto dei notevoli danni alla carreggiata a causa di erosioni e di frane ed è sommersa da decine di abeti sradicati dal vento».

Nella sua opera devastatrice, a Pont il torrente Bordina ha anche asportato completamente la strada lasciando in evidenza lo strato di roccia sottostante e portando alla luce dei blocchi squadrati di “marmo nero”. «Si tratta di blocchi abbandonati dall’attività estrattiva fiorente negli anni Trenta – dice Savio, cultore di storia locale – in realtà lo sfruttamento di questa cava venne avviato ancora nel lontano 1910 da Antonio Moretti, con poca fortuna per la mancanza di un’idonea accessibilità e di mezzi adeguati».

«Poco prima della Seconda guerra mondiale – continua Savio – venne riavviata l’attività con l’installazione di un impianto di taglio provvisto di filo elicoidale funzionante ad energia elettrica e furono estratti numerosi blocchi di varie dimensioni: alcuni furono trasportati ad Agordo con carri trainati da cavalli e poi inviati alle lavorazioni tramite la ferrovia; altri furono abbandonati in loco e sul ciglio stradale in località Bries».

L’attività estrattiva fu interrotta verso la fine degli anni Quaranta in quanto il cosiddetto “marmo nero” (in realtà calcare nodulare bituminoso degli strati di Livinallongo del Ladinico inferiore) aveva un’elevata gelività, era poco resistente per l’utilizzo esterno ed era difficile da estrarre e trasportare.

Altra curiosità è stata rilevata da Savio in località La Busna, lungo un sentiero-scorciatoia per Pont.

«La località – dice – prende il nome da un anfratto nella roccia dal quale proviene un rumore sordo accompagnato da una corrente di aria sotterranea, fredda anche nei periodi estivi. La corrente d’aria è provocata da un giro di cunicoli del macereto di frana appoggiato sul versante. Nell’immediata vicinanza, sulla parete di un grande masso erratico è stata posta ancora in tempi antichi un’immaginetta della Madonna, segno di devozione popolare forse proprio per indicare il mistero della corrente di aria fredda. Ebbene, un grosso abete è stato divelto dalla forza del vento che lo ha fatto cadere a qualche centimetro dalla edicola sacra senza che questa venisse danneggiata». —

G.San.

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