Rifiuti, nasce il consiglio di bacino e si guarda al futuro del Maserot

Massaro: «Quell’impianto è provinciale e chi vi conferisce non è disposto a farlo a tutti i costi» Perenzin: «Il secco non può essere il core business, attiviamo nuove linee di trattamento sul riciclato»
Di Alessia Forzin

BELLUNO. Nel giorno in cui nasce il consiglio di bacino dei rifiuti si guarda al futuro di Dolomiti ambiente. Il destino del Maserot, l’impianto di trattamento dei rifiuti, è stato all’ordine del giorno nell’assemblea convocata ieri dal sindaco del capoluogo, Jacopo Massaro, come indica la normativa sulla costituzione dei consigli di bacino.

Senza nascondersi inutilmente dietro a un dito, i sindaci hanno affrontato la questione Dolomiti ambiente. Lo ha detto chiaro Massaro: se oggi il Maserot rimane aperto è grazie ai conferimenti dei rifiuti (il secco, in particolare) di Belluno, Feltre e dell’Agordino. Metà Cadore conferisce nella discarica di Cortina, l’altra metà, insieme al Longaronese e allo Zoldano, a Mura Pagani. A costi inferiori.

«Ma il Maserot è un impianto provinciale, e chi oggi vi porta i rifiuti non è certo disposto a farlo a oltranza e a tutti i costi», ha puntualizzato Massaro. «Se la differenza, in termini di trattamento economico, fra chi conferisce al Maserot e chi in discarica rimane eccessivo, il gioco salta». Non è una minaccia, ha precisato subito il sindaco del capoluogo, ma «dobbiamo prendere in mano la partita nel suo complesso».

A cominciare dalla decisione madre, che va presa: «Vogliamo tenere aperto oppure no l’impianto del Maserot?», ha chiesto Massaro in apertura. Chiuderlo comporterebbe problemi non irrilevanti per i sindaci, che dovrebbero accollarsi i debiti di Dolomiti ambiente. Al momento la società ha esposizioni con le banche per circa 4 milioni, per investimenti fatti (come quello sul biodigestore), ma è quasi in equilibrio dopo gli anni più difficili.

E se il Maserot rimarrà aperto, cosa si vuole farne? Anche questa domanda è stata messa sul tavolo. Anche in questo caso sono state svelate le carte. «Il Maserot è strategico per la provincia ma non per il trattamento del secco», ha detto Paolo Perenzin (Feltre). Il biodigestore lavora l’umido producendo energia, che viene venduta, la proposta fatta da Perenzin è di attivare nuove linee di trattamento dei rifiuti da riciclare. Carta, plastica, per esempio. «In questo modo si chiuderebbe il ciclo dei rifiuti, il quale rimarrebbe in mano pubblica».

Sarà, questo, uno dei primi temi di cui dovrà occuparsi il comitato di bacino, l’organismo composto da nove amministratori della provincia cui spetta il compito di dare gli indirizzi sulla gestione dei rifiuti. Le decisioni spettano invece all’assemblea dei sindaci.

Sindaci che ieri si sono riuniti per dare vita al consiglio di bacino, dopo mesi di stallo dovuti al fatto che molti Comuni manifestavano perplessità. Mesi pieni di tensioni, di frizioni, di preoccupazioni, perché il mondo rifiuti va dalla raccolta allo smaltimento e nel Bellunese ci sono oltre dieci gestori. «Ma la raccolta oggi non è un problema, abbiamo gestioni diverse ma tutte sembrano funzionare considerando i dati sulla differenziata nei nostri comuni», ha evidenziato Massaro. Il problema oggi si chiama smaltimento. E costi.

Portare il secco al Maserot costa troppo, è stato detto ieri. «Questa spesa non può variare così tanto da zona a zona», ha continuato Massaro, di fronte a una platea stranamente pacifica, dettaglio che ha stupito lo stesso primo cittadino. «Se il Maserot è un impianto provinciale, i costi se li devono sobbarcare tutti». «Dolomiti ambiente è strategica, ma io devo guardare anche agli interessi dei miei cittadini», ha evidenziato Bortolo Sala (Borca, comune che porta i rifiuti in discarica a Cortina). Da Domenico Belfi (Vodo), invece, è arrivata la puntualizzazione sulla gestione della discarica, «che deve rimanere in carico all’Unione montana». Temi sui quali il neonato consiglio di bacino dovrà necessariamente confrontarsi.

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi