Rifiuti, ricorso sull’affidamento a Valpe
SEDICO. L’operazione fatta dall’Unione montana agordina sui rifiuti ha degli strascichi. Savno, la società che gestisce la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti nei 44 Comuni trevigiani che fanno parte del Consiglio di bacino Sinistra Piave, ha presentato un ricorso al Tar del Veneto contestando l’affidamento. Il ricorso è contro Unione montana agordina, Comune di Sedico, Consiglio di bacino Priula, Valpe ambiente Srl, Contarina Spa e il Consiglio di bacino Dolomiti. Una pluralità di soggetti perché Valpe ambiente è nata avendo come soci il Comune di Sedico e Contarina. E Contarina Spa è una società in house providing a completa partecipazione pubblica, interamente partecipata dal Consiglio di Bacino Priula.
Savno ricorre al Tar chiedendo l’annullamento della delibera dell’Unione montana Agordina con la quale è stato affidato il servizio di gestione dei rifiuti a Valpe ambiente, e l’annullamento di tutti gli atti connessi e conseguenti a questa delibera. Savno chiede anche di dichiarare l’inefficacia e/o l’annullamento/risoluzione del contratto di servizio sottoscritto dall’Unione montana agordina con Valpe; dell’accordo di cooperazione intercorso fra l’Uma, il consiglio di bacino Priula, il Comune di Sedico, Valpe e Contarina; del contratto di service eventualmente sottoscritto da Valpe con Contarina in esecuzione dell’accordo di cooperazione.
Infine Savno chiede il risarcimento del danno subito, «consistente nella perdita di una concreta chance di aggiudicazione del servizio ove lo stesso fosse stato affidato mediante procedure di evidenza pubblica aperte al mercato».
Il nodo del contendere è dunque l’affidamento in house del servizio a Valpe ambiente, ma il ricorso è molto articolato e complesso. Secondo Savno questo affidamento sarebbe stato fatto in «palese elusione/violazione delle vigenti disposizioni in materia di contratti pubblici» e «delle norme e dei principi che tutelano la libera circolazione dei servizi e l’apertura alla concorrenza».
«Solo apparentemente, infatti, o comunque solo in parte assai ridotta il servizio è destinato ad essere svolto dalla predetta società (Valpe ambiente, ndr)», si legge nel ricorso. «La parte preponderante sarà concretamente affidata (senza gara) ad una socia di Valpe, Contarina Spa. Società il cui capitale sociale è interamente detenuto dal Consiglio di bacino Priula».
Secondo Savno, il risultato dell’operazione sarebbe non «una autoproduzione del servizio, come dovrebbe presupporre il modello dell’in house, bensì una esternalizzazione dello stesso servizio mediante non consentito affidamento diretto».
Nel ricorso viene tirato in ballo anche il Consiglio di bacino Dolomiti, ma si ricorda che l’ente bellunese è stato informato solo alla fine dell’anno scorso dell’operazione, che l’Uma stava valutando concretamente dal 2015. Questo è il primo motivo di ricorso: Savno contesta la violazione dell’articolo 3 della legge regionale 52/2012, quella che contiene le disposizioni per l’organizzazione del servizio di gestione dei rifiuti. Ai Consigli di bacino spetta da norma la funzione di programmazione, Savno contesta che l’Unione montana abbia agito «in totale e assoluta autonomia, senza alcun previo coordinamento e concertazione con l’ente a ciò deputato per legge».
Con il secondo motivo, Savno contesta la violazione del codice dei contratti pubblici. Da un lato evidenzia che il Consiglio di bacino Priula «ha competenza istituzionale esclusivamente all’interno dell’ambito territoriale dei Comuni in esso associati», dall’altro che nel contratto di service fra Valpe e Contarina ci sarebbero «un’eterogena varietà di prestazioni che Contarina si “aggiudica” senza doversi confrontare con alcun altro concorrente e per il cui reperimento si sarebbe senz’altro potuto e dovuto ricorrere al mercato». Fra queste prestazioni sono elencati «servizi amministrativi, compresi non meglio precisati acquisti, l’approvvigionamento e la distribuzione delle attrezzature necessarie per la raccolta differenziata (bidoni, cassonetti e sacchetti), nonché i mezzi per la raccolta differenziata che si rendessero necessari».
Il terzo motivo di ricorso entra nell’aspetto dell’affidamento in house, con il quarto si entra nell’aspetto del costo del servizio. Dalla relazione illustrativa risulta che il servizio, in Agordino, costerà 131,30 euro per abitante all’anno, Savno ricorda che applicando lo stesso metodo di raccolta nei 44 comuni in cui gestisce i rifiuti il costo è di 95,01 euro per abitante all’anno.
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