Rifugiato politico in fuga dopo la lite con i vigili
FELTRE. Importunare i clienti di un supermercato, litigare con gli agenti della polizia locale e mandarne un paio in ospedale, scappare ai carabinieri e nascondersi: le ha fatte proprio tutte, Elvis Sanuh, 31 anni, originario del Camerun e rifugiato politico in Italia, per mettersi nei guai. In poche ore è riuscito a confermare la sua fama di ospite difficile e a complicare in modo irrimediabile la sua posizione. Dopo un sabato che più turbolento di così non si può, ha passato una domenica agli arresti domiciliari e ieri, processato per direttissima, ha patteggiato otto mesi, pena sospesa.
La vicenda comincia sabato intorno a mezzogiorno e mezza davanti al supermercato Lidl di via Folli dove i clienti segnalano la presenza di uno straniero che chiede soldi con troppa insistenza, arrivando quasi alle minacce nei confronti di chi gli nega qualche spicciolo. Sul posto intervengono gli agenti della polizia locale. Sanuh vede arrivare la pattuglia e si nasconde dentro il supermercato. I vigili lo raggiungono e con molta discrezione lo invitano a uscire. Davanti al supermercato gli chiedono i documenti, ma lui rifiuta di fornirli con modi bruschi. I vigili, a quel punto, chiamano i carabinieri e chiedono aiuto. Il camerunense si libera dalla presa di un agente che lo teneva per un braccio strattonandolo e facendolo finire per terra. Il vigile si rompe una mano e sarà poi portato al pronto soccorso dove i medici gli prescriveranno venti giorni di cure. Quando arrivano i carabinieri, Sanuh è sparito. Lo cercano tutti, per ore. E lo trovano un’ora dopo a Nemeggio, dove l’uomo cerca di nascondersi ancora. Un vigile lo insegue e cade: anche lui finisce al pronto soccorso con escoriazioni e prognosi di una settimana. I carabinieri, invece, riescono nell’impresa di acchiapparlo. Lo portano in caserma, lo identificano: si chiama Elvis Sanuh, ha 31 anni, è rifugiato politico e ha la residenza - o meglio la casa che lo ospita - a Tambre. Da dove, evidentemente, si allontana per procurarsi un po’ di soldi. E non senza cercare di passare inosservato, visto che a un controllo dei precedenti risulterà che in passato aveva già dato qualche problema agli agenti della polizia ferroviaria.
I carabinieri, considerato che è sabato e che si va verso un processo in tempi rapidi, lo riportano a casa intimandogli di non uscire. Sono, più o meno, arresti domiciliari che il camerunense rispetta fino a ieri mattina, quando i militari passano a prenderlo e lo portano in tribunale. Qui, dopo l’udienza di convalida del fermo, il giudice Cozzarini lo processa per direttissima. Il rifugiato politico patteggia otto mesi per due ore di follia.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi