Rifugio Scarpa senz’acqua «Manca da oltre due mesi»
AGORDO. «Da due mesi e mezzo siamo senz'acqua e con una seggiovia che non si riesce a smantellare». Non è stato un inverno facile per i gestori del Rifugio Scarpa Gurekian, che hanno protestato durante l’assemblea della sezione agordina del Cai di domenica. Assieme al Carestiato in Moiazza, lo Scarpa è l'altro rifugio di proprietà della sezione. «Dopo i lavori dello scorso anno (grazie al contributo del Bim) per le messe a norma di alcuni impianti e la sostituzione di infissi», ha detto il presidente Antonello Cibien, «lo Scarpa risulta ora più sicuro e fruibile. Certo altre migliorie saranno da farsi nel tempo, specie sull'approvvigionamento acqua che crea sempre notevoli disagi, ma dovremo valutare attentamente il nostro budget finanziario per poter effettuare questo e altri interventi».
Poco dopo, però, il tesoriere Giuseppe Penasa ha riferito all'assemblea di alcune lamentele giunte al direttivo sulla gestione della famiglia Lazzaro. A quel punto è intervenuto Maurizio Lazzaro per esprimere il suo punto di vista: «Sono andato da poco in Umbria in zone Unesco e ho trovato dappertutto tabelle che ricordano che quei territori sono patrimonio dell'umanità e che meritano di essere valorizzati. Noi al rifugio siamo da due mesi e mezzo senz'acqua e non riusciamo a smantellare la vecchia seggiovia. Eppure basterebbe un'ordinanza. I soci devono essere sensibilizzati su questi problemi, perché strutturalmente siamo in uno stato di debolezza totale».
La seggiovia a cui fa riferimento Lazzaro è quella che un tempo portava da Frassené a Malga Losch. Un impianto di Renato Martignago che da anni non funziona e che il Comune di Voltago aveva ipotizzato di acquistare se si facesse avanti un gestore. «Giovedì», ha detto il tesoriere «abbiamo avuto un incontro con il sindaco Bruno Zanvit, che ci ha assicurato un interessamento per risolvere la questione».
Seggiovia a parte, rimane il nodo acqua. «A Capodanno», dice Maurizio Lazzaro, padre di Aron gestore del rifugio «abbiamo dovuto portare su una tonnellata d'acqua e in questi mesi avremo fatto un centinaio di viaggi con il quad da carico che, da un punto di vista meccanico, ne ha risentito non poco. Avevamo pensato anche all'elicottero, ma i costi sarebbero stati impossibili. Nella vasca di carico, che si trova 300 metri sotto al rifugio, di acqua oggi ce n'è, ma non riusciamo a portarla su attraverso il tubo. Il problema è che prima sono arrivati i colpi di freddo e poi la neve: forse è per quello che il tubo ne ha risentito». Secondo Lazzaro sarebbe questo problema alla base delle lamentele arrivate al Cai e poi girate al gestore. A trovare una soluzione ha dato la sua disponibilità gratuita il socio Luciano Sabbedotti: «In passato avevamo affrontato e risolto un problema di approvvigionamento idrico al rifugio Carestiato, se volete mi rendo disponibile per studiare il caso dello Scarpa e fare qualcosa».
Grande soddisfazione invece espressa dal direttivo per la gestione del Carestiato affidata a Diego Favero.
Gianni Santomaso
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