Rifugisti in ginocchio, aperture posticipate
Ci sono dei danni da maltempo che rischiano di mettere in ginocchio la florida stagione dell’escursionismo, ogni anno più marcata di progressi nella frequentazione dei sentieri in quota. La tempesta Vaia, a fine ottobre, le nevicate di fine dicembre e soprattutto quelle degli ultimi tre fine settimana hanno pregiudicato l’apertura anticipata di numerosi rifugi, per l’impraticabilità degli itinerari di accesso. In qualche caso, danni pesanti vengono denunciati dalle stesse strutture.
L’apertura della stagione dell’escursionismo perde infatti un punto di riferimento tra i più accreditati. Il rifugio Venezia, che sorge ai piedi del Pelmo, non aprirà per la data classica della penultima domenica di giugno, tantomeno potrà anticipare, com’era nei desideri di Barbara Feltrin, la gestrice. Vaia ha danneggiato il tetto. I lavori di riparazione che si pensava di effettuare in maggio e all’inizio di giugno sono stati posticipati a causa del maltempo. «Siamo pertanto costretti ad aprire a metà luglio», informa De Luca.
Dall’altra parte della valle c’è il rifugio San Marco, sopra San Vito di Cadore. Ha problemi alla teleferica; la strada di accesso al rifugio Scotter è chiusa con tanto di ordinanza del Comune e l’edificio è stato gravemente danneggiato da una frana e quest’estate non verrà certo ristrutturato, considerata la complessità dei lavori da compiere.
Il rifugio Vandelli, una delle mete più ambite vista la vicinanza del lago Sorapis, voleva aprire con una settimana di anticipo, quindi a metà giugno. «Speriamo che le condizioni meteo ci permettano di lavorare nei prossimi giorni in modo da contenere un eventuale ritardo, che speriamo sia minimo», ci confida Sabrina Pais, che collabora col marito alla gestione della struttura. «La neve, che fino ad un mese fa era così bassa da lasciarci sperare in un’apertura addirittura anticipata, è ritornata abbondante. Ne abbiamo più di un metro. E sotto la neve non sappiamo che cosa c’è».
Il sentiero che sale dalla val d’Ansiei è tutto da scoprire. Nel primo tratto ci sono stati innumerevoli schianti. Le Regole hanno provveduto a una bonifica di emergenza e il secondo tratto è stato sottoposto a numerose slavine. C’è poi il sentiero “dei cafoni”, che ha meno problematiche, ma che presenta anch’esso dei gravi rischi, eppure c’è già chi si è azzardato a salire e farsi fotografare sul lago di...neve.
In Comelico, solo l’altro giorno si è potuto raggiungere con l’auto il rifugio Lunelli, in fondo alla Val Grande. La neve è così abbondante che lungo i versanti si continua a fare sci alpinismo. Bruno Martini, lo storico gestore del rifugio Berti, è preoccupatissimo. «Pensavo di aprire con una settimana di anticipo, ma mi sto adoperando per farlo almeno a fine giugno», ci dice. Il sentiero che sale dal Lunelli al Berti è impraticabile; ci sono almeno due passerelle in legno da rifare sul tormentato torrente che scende dal versante della montagna. La neve, inoltre, potrebbe aver danneggiato il percorso nei tratti più critici, quelli scoscesi. «Siamo anche preoccupati», afferma Martini, «per quello che potremmo trovare in quota, oltre i 2 mila metri. Immediatamente dopo la tempesta Vaia, infatti, è arrivata la neve che ha coperto tutto. Bisognerà aspettare che si sciolga l’ultima arrivata per verificare la condizione dei percorsi e metterli in sicurezza».
Problemi, invece, non ce ne dovrebbero essere per le ferrate. —
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