Rio delle Moneghe, i residenti non mollano

Avevano denunciato la situazione dell’area intorno al ponticello all’Unione Montana. «Vogliamo parlare direttamente col presidente Dal Farra»

BELLUNO. «Noi andiamo avanti, perché i fatti non stanno assolutamente come da risposta ricevuta». Tomaso Pettazzi, Attilio Garna e Claudio Scardanzan, residenti a Chiesurazza, non sono soddisfatti del riscontro avuto da parte dell’Unione montana bellunese. Qualche mese fa i tre avevano segnalato le problematiche lungo il rio delle Moneghe, il corso d’acqua che si origina a Sois e che, attraversando diverse località del capoluogo, arriva poi al Piave.

Precisamente, la zona segnalata è quella prativa dietro le abitazioni di via Agordo, a cui si accede circa 500 metri più in su del distributore Azzalini. In primo piano il problema di un ponticello in legno, ormai fatiscente, e alcune criticità, di carattere ambientale, di igiene pubblica e paesaggistico. Un problema che era stato fatto presente all’Unione montana, a cui Pettazzi aveva scritto più di una volta tra la fine dello scorso anno e l’inizio del 2016. E la risposta dell’Unione è arrivata nelle scorse settimane. Una risposta che, però, non soddisfa i residenti. I tre cittadini hanno inviato una mail in cui chiedono di parlare direttamente con il presidente Dal Farra.

«Dalla lettera ricevuta, infatti, appare chiaro che Lei non è a conoscenza degli avvenimenti pregressi e, in particolare, dei lavori eseguiti dall’allora Comunità montana bellunese, sotto la direzione dell'ingegner Da Ronch. Nonostante la nostra disponibilità a essere partecipi al sopralluogo, lo stesso è avvenuto senza darcene alcuna comunicazione», commenta ancora Pettazzi in riferimento all’uscita che l’Unione montana ha fatto il 18 aprile scorso. «Dimenticanza? Volontà di non avere intralci? Noi andiamo avanti. La risposta ricevuta, peraltro, evoca scenari “mondiali”».

«Eventuali interventi migliorativi potranno essere deliberati esclusivamente dall’amministrazione comunale e delegati in esecuzione all’Unione montana. Ma ci vuole un progetto. L’area costituisce un biotopo, sottoposto a regime di tutela», aveva spiegato nei giorni scorsi Dal Farra, sottolineando che il ponticello in legno, al contrario di quanto affermano i residenti, non è stato realizzato all’inizio degli anni Novanta dall’allora Comunità montana. «Bisogna ricordare che l’area umida tra le frazioni di Chiesurazza e Mares è stata individuata dalla Regione Veneto come sito Natura 2000 (Sic Torbiera di Antole) ed è quindi sottoposta a regime di tutela», sottolineava ancora il presidente. «Qualsiasi intervento deve essere preceduto da uno screening, da un piano zonale, che preveda anche la valutazione di incidenza sugli habitat presenti». «Questa risposta non ci soddisfa e non ci convince», ribadisce Pettazzi, «per questo chiediamo un incontro con Dal Farra».

Martina Reolon

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