Rio Gere, a 9 anni dalla tragedia di Falco «i cavi sono ancora liberi»
CORTINA. Ha citato le parole di Paolo VI ai funerali di Aldo Moro. Ieri il parroco di Cortina, don Ivano Brambilla, ha fatto questa scelta per la messa a suffragio del tragico incidente di Falco, l’elicottero del Suem che precipitò nel corso di una ricognizione su di una frana sopra il Ru de ra Graes il 22 agosto di nove anni fa. «Signore, perché non hai ascoltato le nostre preghiere» aveva detto allora il Santo Padre.
«Credo che oggi nel cuore di qualcuno questa frase sia ancora attuale, ed è un diritto farsi questa domanda, anzi, è un dovere, un segno di fede» ha continuato Don Ivano. «Non dobbiamo avere paura di farci queste domande. Potrei stare qui a parlare ore di teologia, ma guadiamoci intorno: quanto belle sono queste montagne! Ci ricordano una bella signora, trattiamola bene, rispettiamola. Lo dobbiamo a chi qui ha lasciato la vita». Riprendendo le parole di Paolo Sesto, don Ivano ha infine detto: «E comunque dove andiamo anche se non ci hai ascoltato? Sei tu il nostro unico Salvatore, la nostra unica speranza». Un’omelia breve e molto sentita, apprezzata anche dai parenti delle vittime.
Alla fine riaffiorano sempre i ricordi e il dolore della perdita sui volti dei congiunti delle vittime, e anche un po’ di rabbia e delusione: «Siamo qui per il nono anniversario, e ancora non c’è nemmeno una pallina su quei fili là sopra» lamentano sconsolate la mamma e la sorella di Stefano Da Forno, che perse la vita assieme a Dario De Felip, Marco Zago, Fabrizio Spaziani, a bordo dell’elicottero che precipitò dopo essersi intrappolato nei cavi della tensione elettrica. «Non credo ci voglia chissà cosa per rendere visibili quei fili, almeno per rispetto nei nostri confronti, che veniamo qui ogni anno. Noi il nostro lo abbiamo perso, ma potrebbe accadere ad altri».
Per Alex Barattin, delegato bellunese del Soccorso Alpino, «questa giornata è sempre un momento particolare, un ricordo non deve mai andare via, anche se fa male. È come una cicatrice che si rinforza. Non possiamo mai dimenticare i ragazzi caduti nel servizio che facciamo. L’attività del Soccorso viene sempre fatta, e se togliessimo gli ostacoli sarebbe meglio. Serve una mappatura per tutti. La normativa regionale c’è, ma servono i decreti attuativi, che devono essere fatti su scala nazionale. È partito un progetto sperimentale di mappatura di tutti i cavi sospesi in due aree campione nel Feltrino e nel Trevigiano, al fine di fornire delle linee guida, ma questo deve essere fatto su scala nazionale. Ci vuole del tempo. Lo Stato poi darà delega alle regioni».
Conferma questo anche l’assessore regionale Gianpaolo Bottaccin, presente ieri a Rio Gere. «La Regione ha fatto la sua parte ma sono sorte delle difficoltà perché serve una norma statale. Il Soccorso alpino sta spingendo. Spero con il nuovo governo che questo avvenga in tempi brevi. Spesso pensiamo che la Regione risolva tutto ma non è così, almeno per ora». —
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