Riparte la battaglia per Sappada in Friuli

Applausi in chiesa al sindaco Piller Hoffer che accusa i parlamentari di «insabbiamento». Contestato il messaggio di Zaia

SAPPADA. È accaduto di tutto alla “Fiesta de patria dal Friul” ieri a Sappada per sollecitare il voto del Senato sul distacco dal Veneto ed il ritorno in Friuli. «Insabbiamento»: un lungo, fragoroso applauso, come raramente si è sentito in chiesa, a Sappada, ha interrotto il sindaco Manuel Piller Hoffer quando, con il mansueto decisionismo che gli è proprio, ha ammonito il Parlamento a «non rifiutare, solo perché scomodo» l’esito di un referendum del 2008, espressione della volontà popolare di Sappada.

Ma in chiesa anche un sonoro disappunto quando è stato letto il messaggio di Luca Zaia, che faceva gli auguri alla Festa e si scusava di non potervi partecipare. E, nel pomeriggio, all’arrivo della prima maratonina delle lingue minoritarie, l’ancor più sonora contestazione di Aldevis Tibaldi e del suo Comitato per la vita del Friuli rurale, all'indirizzo del presidente del Consiglio regionale friulano, Franco Iacop: «Venduti, traditori, vergogna» le urla dei presenti.

Ma, si sa, una "Fieste" come questa, che enfatizza l’amore per la propria terra, può permettersi anche queste concessioni. L’"insabbiamento" di Piller Hoffer è diventato, infatti, una "violenza" nelle parole di Diego Navarria, presidente dell’assemblea della Comunità linguistica friulana, a proposito dello stop parlamentare su Sappada; violenza contro il diritto alla libertà d'espressione. Sappada ha deciso comunque di ribellarsi, di risollevarsi.

Ieri ha chiesto a gran voce la ricandelarizzazione del voto al Senato, sospeso un anno fa sul disegno di legge che recependo le conclusioni plebiscitarie del referendum del 2008 deve portare al trasloco di questo Comune in Friuli.

Verrà risollecitato il presidente Mattarella perché faccia la sua parte, con la sottoscrizione di tutti i sindaci friulani della missiva inviatagli da Sappada a fine dicembre 2016. Per iniziativa del Comitato referendario, come ha annunciato da Alessandro Mauro, Sappada scriverà a tutti i capigruppo di Palazzo Madama. E per primo specificatamente a Luigi Zanda, presidente del gruppo Pd, affinchè tolga di mezzo il 'niet' di un anno fa.

È quando è stato letto il messaggio Zaia, governatore veneto, qualcuno magari si aspettava un “via libera” all’autodeterminazione di fatto. Invece Zaia si è solo scusato di non poter essere presente. Con seguito di rumoreggiamento.

«Ma il presidente veneto, almeno, è stato cortese - ha chiosato il referendario Mauro. «Altri, invitati, non hanno partecipato nemmeno un riscontro per giustificare la loro assenza». Sta di fatto, in ogni caso, che la battaglia continua. I presidenti Fontanini e Iacop sono convinti, «purtroppo», che prima della prossima legislatura non maturerà alcun passo parlamentare. «Eppure basterebbe una semplice leggina per ottenere quel distacco che già 11 Comuni marchigiani hanno acquisito per passare alla vicina Regione, l'Emilia Romagna» ha dichiarato Fontanini. «Il fatto è che ci sono dei parlamentari bellunesi che si sono posti da ostacolo, mentre Regioni e Province interessate sono d’accordo». «Oggi siamo in una situazione in cui il nodo nazionale frena il passaggio non solo di Sappada al Friuli, ma di altri Comuni alle Regioni loro vicine - ha ammesso Iacop - Sarà sicuramente un tema da porre al prossimo Parlamento perché c’è da rispettare la volontà popolare espressa democraticamente».

«Fra Sappada e il Friuli - ha rassicurato l'assessore regionale alla cultura del Fvg, Gianni Torrenti -, non esistono distanze, ma un'unica matrice culturale, un'unica identità che deve essere riaffermata e valorizzata». Basta? «È un primo passo, dal partito di maggioranza, che Torrenti e Iacop rappresentano, vogliamo gli altri» conclude il referendario Mauro.

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