Riqualificazione urbana, progetto da 18 mln
BELLUNO. Ci sono il parco del Piave, le scuole Gabelli, la Crepadona, la chiesa dei Gesuiti e l’ex Caserma Piave nel documento preliminare, approvato dal Comune di Belluno, con cui quest’ultimo parteciperà al bando per la riqualificazione urbana, per il recupero di immobili e spazi abbandonati e per la rigenerazione delle periferie.
«Il testo del bando, licenziato con decreto del presidente del Consiglio dei Ministri, è stato approvato il 1° giugno e pubblicato in Gazzetta Ufficiale», spiega Franco Frison, assessore a urbanistica e rigenerazione urbana. «La scadenza per la presentazione delle domande è il 29 agosto. Lo Stato mette a disposizione 500 milioni di euro. Al bando possono partecipare capoluoghi di provincia e città metropolitane, con un tetto massimo per ciascun intervento di 18 milioni di euro, che è proprio l’importo previsto dal nostro progetto».
«Interessante è la sinergia che può instaurarsi tra pubblico e privato», continua. «I soggetti privati interessati, che hanno tempo fino al 15 luglio, possono infatti diventare partner del Comune e presentare dei progetti, aggiuntivi rispetto a quelli da noi redatti, che abbiano comunque un interesse pubblico. Se i contenuti saranno coerenti e se entreremo in graduatoria, il privato potrà accedere a parte dei contributi. C’è da dire anche che la collaborazione con il privato, visto che tra le finalità del bando c’è anche il rilancio di quest’ultimo, consentirà di avere un punteggio maggiore».
Il documento preliminare, redatto dal progettista Mauro Sarti di Padova e approvato due giorni fa dalla giunta, è stato pubblicato ieri all’albo e sarà anche oggetto di un incontro pubblico in programma per venerdì, alle 18 in sala Bianchi: «Sono invitati a partecipare tutti coloro che abbiano interesse a partecipare al bando», fa presente Sara Gnech, istruttore tecnico del Comune. «Qualche manifestazione d’interesse è già arrivata», fa eco Frison. «Certo, quando a Belluno si parla di periferie non si possono paragonare ad aree di degrado come quelle che si trovano a Scampia o Marghera», sottolinea Sarti, «ma il documento inserisce il contesto del capoluogo nella più ampia situazione provinciale, che è periferica rispetto al resto del Veneto e vive una marginalità causata anche dalla vicinanza con le realtà autonome».
Il tutto “condito” da un crescente spopolamento della montagna e da una diminuzione delle presenze turistiche, in controtendenza rispetto al resto del Veneto. Venendo al concreto al progetto per Belluno, la prima azione mira alla realizzazione del collegamento tra la spiaggia di Lambioi e l’abitato, attraverso il recupero del “Pontet” (il ponte crollato di Borgo Piave) e la sistemazione di ciclovie e percorsi pedonali. Ma dovrà essere garantito anche il collegamento tra le Fontane di Nogarè e il resto della città.
«La seconda azione è volta al potenziamento dei servizi a scala provinciale», continua Sarti, «con il restauro della scuola Gabelli, il potenziamento come centro culturale della Crepadona (che diventerà “mediateca delle Dolomiti”), il recupero dell’ex chiesa dei Gesuiti, la creazione a Villa Bizio di alloggi per anziani non autosufficienti».
C’è poi una terza linea, quella del “welfare innovativo e terzo settore”, con ulteriori step per la riqualificazione dell’ex Caserma Piave «e il coinvolgimento delle associazioni, che potranno mettersi a disposizione per portare avanti servizi complementari richiedendo fino al 5% sul totale del contributo», aggiunge Sarti. Sul fronte, invece, della possibile sinergia con i privati, il progettista e Frison fanno qualche esempio: «Si pensi al social housing o a interventi che potrebbero essere portati avanti nelle aree degradate dell’ex Eaton».
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