Risarcimenti Lentiai-Bardies: in ballo alcuni milioni

I ricorrenti sono 18 e ogni situazione sarà trattata separatamente e in base al danno subito dalla realizzazione della strada 
Aperta la variante bardies lentiai
Aperta la variante bardies lentiai

MEL-LENTIAI. La variante Bardies-Lentiai è stata definita illegittima dalla Corte Costituzionale. E ora si apre la partita dei ricorsi. In ballo ci sono milioni di euro. Non è possibile quantificare, al momento, la cifra esatta, perché le situazioni da analizzare sono molte e ciascuna richiederà una trattazione specifica.

I ricorrenti sono diciotto. C’è chi aveva costruito una bella casa con vista mozzafiato e oggi apre una finestra e si trova a guardare un nastro di asfalto; chi ha un’attività lungo la vecchia provinciale e lamenta di aver perso clienti; chi, infine, si è visto espropriare un pezzo di terreno e contesta l’operazione, fin dai suoi albori. «Ma nessuno dei cittadini che ho contattato fino ad oggi ha parlato di soldi», precisa l’avvocato Pierluigi Cesa, il legale zumellese che segue fin dall’inizio il ricorso (quasi dieci anni) insieme al collega rodigino Matteo Ceruti. «Sono tutti molto contenti, perché finalmente è stato dimostrato che avevano ragione».

La Corte costituzionale “boccia” la variante Bardies-Lentiai
Aperta la variante bardies lentiai


La Corte Costituzionale, infatti, ha esaminato la norma regionale che affronta il tema della procedura per questo genere di progetti e ha accolto le obiezioni dei cittadini: anche le strade sotto i cinque chilometri di lunghezza devono essere sottoposte a procedura di Valutazione di impatto ambientale, nella fase progettuale. Passaggio saltato, all’epoca, perché la Bardies–Lentiai è lunga 3,3 chilometri. In base a quella norma regionale, poteva essere esentata dalla procedura di Via.

I cittadini, riuniti in Comitato, si erano rivolti prima al Tar, ma il Tribunale amministrativo regionale aveva dato ragione alla Regione e a Veneto Strade. I cittadini non si sono arresi e hanno presentato ricorso in Appello al Consiglio di Stato. Questo organismo ha chiamato in causa la Corte Costituzionale, che con sentenza emessa il 4 luglio, e depositata per la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale venerdì, ha dichiarato incostituzionale la norma che ha fatto saltare il passaggio in Via.

«La battaglia è stata lunga e questo gruppo di cittadini è stato un esempio di tenacia e cortesia», prosegue l’avvocato Cesa. «Non hanno mai usato una parola fuori posto e ora si sono visti riconoscere il fatto che avevano ragione. È questo il punto fermo, al di là dei risarcimenti: quella variante è illegittima».

Adesso la questione tornerà al Consiglio di Stato, per i risarcimenti. Le richieste devono ancora essere quantificate. I ricorrenti erano diciotto, al momento in cui è iniziata la battaglia. In questi anni qualcuno è morto e sono subentrati gli eredi, dunque si può dire che siano diciotto i nuclei familiari coinvolti. «La quantificazione del danno subito sarà fatta analizzando caso per caso», conclude Pierluigi Cesa. «I danni subiti sono diversi e dovranno essere valutati con attenzione».

E chi dovrà pagare? Anche su questo al momento non è possibile dare una risposta. «La sentenza della Suprema Corte apre forme di responsabilità diverse e ampie», afferma Cesa. «Il ricorso era stato fatto contro la Regione, ma adesso potrebbero scattare responsabilità anche di altri soggetti. I ricorrenti, in ogni caso, sono prima di tutto soddisfatti per essersi vista riconosciuta la ragione. Sull’aspetto economico nessuno di loro ha ancora avanzato richieste. Il denaro arriverà», conclude l’avvocato Cesa, «ma è un aspetto secondario». Di sicuro, le cifre di cui si discuterà non saranno irrisorie.

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