«Risarcimento danni per il lago»

La Ciotti insieme ai sindaci del centro Cadore contro lo svuotamento estivo

CADORE. Sindaci uniti contro lo svuotamento del lago del centro Cadore. «I Comuni dell’Unione montana sono pronti a chiedere un risarcimento danni» spiega il sindaco di Pieve di Cadore Maria Antonia Ciotti, «sia per quanto riguarda i danni ambientali che i mancati introiti turistici». La questione è nota: la gestione dei laghi alpini viene gestita dalle autorità di bacino regionali e da tempo i laghi alpini lamentano un eccessivo svuotamento. Proprio in questi giorni l’autorità di bacino sta attendendo dalla Regione Veneto le indicazioni su come gestire i laghi per i prossimi 10 anni.

I sindaci, però, non hanno intenzione di stare a guardare. «Tutti i Comuni che fanno parte dell’Unione montana del centro Cadore hanno versato una quota per pagare un avvocato» spiega la Ciotti, «insieme alla stessa Unione montana che ha contribuito in modo più consistente. La cifra complessiva si aggira sui 7-8 mila euro e serve a coprire la parcella dell’avvocato».

Il legale scelto è l’avvocato Rocco Bianco che ha lo studio a Pieve di Cadore ed è patrocinante in Cassazione. «L’avvocato ci ha inviato una corposa relazione di oltre 200 pagine» continua il sindaco, che è stato incaricato dall’Unione montana di seguire la vicenda, «contenente tutta la documentazione relativa ai laghi alpini. Uno studio molto accurato».

I sindaci si sono presi qualche giorno per studiare la documentazione e si sono dati appuntamento al prossimo 10 marzo per un incontro con il legale. Sembrano intenzionati ad andare fino in fondo.

«Abbiamo lavorato tutti insieme» spiega la Ciotti, «anche in collaborazione con alcuni cittadini come Renato Paludetti del circolo nautico di Pieve di Cadore e l’ingegnere Giovanni Maria Susin che ha ispirato questo lavoro».

La relazione dell’avvocato Bianco ricostruisce la storia del lago e riporta la complessa trama di norme e leggi che gravita intorno all’invaso. Nato intorno agli anni ’40 a seguito della costruzione, da parte della Sade, della diga di Pive di Cadore, raccoglie le acque del Piave. Nel corso degli anni è diventato uno degli elementi panoramici più rilevanti della vallata consentendo anche uno sviluppo turistico della zona tanto che l’uso turistico-ricettivo viene espressamente riconosciuto dalla Regione. Una vocazione che deve convivere con l’utilizzo dell’invaso per soddisfare necessità di carattere irriguo che in passato ha comportato escursioni fino a 30 metri tra il livelli invernali ed estivi del lago. I sindaci, però, non ci stanno e stanno valutando provvedimenti: «potremmo anche chiedere un risarcimento danni» spiega la Ciotti.

Valentina Voi

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