Risarcimento danni per Tre Cime Tour

Michelli ha ottenuto 16 mila euro dal Comune di Auronzo per il pedaggio verso il rifugio: aveva chiesto un milione

AURONZO. Una strada costellata di ricorsi, rinvii, appelli, sentenze e, ora, anche di un risarcimento danni. Ancora una volta l’oggetto del contendere sono le Tre Cime di Lavaredo, o meglio i parcheggi a pagamento gestiti dal Comune di Auronzo. Il municipio è stato condannato dalla Corte d’Appello di Venezia al pagamento di 16.258,40 euro come risarcimento del danno causato alla società Tre Cime Tour srl, il cui legale rappresentante è Gianni Michelli. La richiesta di risarcimento era di oltre un milione di euro.

Si chiude così, almeno per il momento, una vicenda iniziata 15 anni fa e che vede contrapposti Michelli, che per un periodo ha gestito il rifugio Auronzo sotto le Tre Cime, e il Comune di Auronzo, proprietario della strada che porta ad uno dei simboli delle Dolomiti. Una strada che, come sanno tutti gli amanti della montagna, è accessibile durante la stagione estiva previo pagamento della tariffa del parcheggio.

Proprio questo balzello è al centro ormai da anni di una lunga e complessa vicenda giudiziaria. Nel 2001 la Tre Cime Tour ha citato in giudizio di fronte al Tribunale di Belluno il Comune di Auronzo chiedendo il risarcimento di tutti i danni a causa del parcheggio che, secondo i richiedenti, aveva inciso negativamente sul fatturato del rifugio Auronzo gestito dalla Tre Cime Tour tra il 1983 e il 1999.

La prima sentenza arriva solo a fine 2007. Il Tribunale di Belluno, sezione distaccata di Pieve di Cadore, rigetta la domanda di Tre Cime Tour condannandola alle spese. Il Tribunale analizzò a fondo la vicenda della legittimità del parcheggio ai piedi delle Tre Cime ma ritenne che la società non avesse subito danno.

Una sentenza che la Tre Cime Tour, difesa dall’avvocato Alessandro Bellofiore dello studiolegale Bsva, ha impugnato in appello. I giudici della Corte d’Appello di Venezia si sono espressi una prima volta nel 2014 disponendo una consulenza tecnica d’ufficio. Alla fine del 2016 una nuova sentenza, la 2800/2016, riporta le conclusioni del tecnico. «Il consulente d’ufficio» si legge nella sentenza, «ha innanzitutto rilevato l’impossibilità di stabilire se l’istituzione del pedaggio abbia avuto effetti positivi o negativi sul numero di accessi al sito per tutta una serie di problemi (numero elevato di accessi al sito, loro concentrazione in un periodo limitato dell’anno, situazione che si sarebbe venuta a creare in caso di accesso non regolamentato al sito, utilizzo non controllato del parcheggio nella zona sottostante il rifugio Auronzo e altro) e comunque perché non essendosi mai verificata l’ipotesi di assenza di parcheggio mancavano dati effettivi di raffronto». La consulenza osserva invece che relativamente all’incremento di pedaggio fra il 1995 e il 1996 (quando il costo passò da 20 mila a 30 mila lire per le automobili) «non può essere esclusa una parziale correlazione» con i ricavi del rifugio negli anni 1996-1998.

La Corte osserva che «quantomeno nel 1996 (quando fu introdotto il notevole aumento del pedaggio) non solo vi fu un consistente calo degli accessi ma anche degli incassi» e ritiene «sussistere un danno in conseguenza dell’aumento del pedaggio, pur difficilmente quantificabile per le ragioni ampiamente descritte» nella consulenza. I giudici hanno accolto il calcolo del danno fatto dal consulente «che risulta l’unico fondato su valide basi». Tale danno, rilevato secondo gli indici Istat, ammonta a 16.258,40 euro che il Comune è stato condannato a pagare insieme agli interessi legali e a parte delle spese per i due gradi di giudizio. A conti fatti il Comune di Auronzo dovrà sborsare circa 100 mila euro.

«Questa sentenza è positiva perché accoglie le nostre tesi» spiega Alessandro Bellofiore, legale del ricorrente, «non abbiamo ancora preso una decisione sul ricorso in Cassazione». Secondo Gianni Michelli «il pedaggio imposto agli automobilisti è illegittimo e danneggia l’attività commerciale del Rifugio. Senz’altro io non pagherò nulla quando transiterò sotto il casello presidiato dai gabellieri comunali pronto, se del caso, ad instaurare una nuova battaglia forte delle sentenze che hanno finalmente inchiodato il Comune alle proprie responsabilità».

La sentenza, però, non cambia di una virgola lo status quo. Il Comune, difeso dall’avvocato Antonio Prade, non sembra intenzionato né a ricorrere in Cassazione né a mettere mano al sistema che regolamenta i parcheggi ai piedi delle Tre Cime. «Per noi non cambia nulla» spiega il sindaco Daniela Larese Filon, «le sentenze sono state tante e la strada ha comportato spese notevoli. Quello che, come sindaco, mi dispiace è che quei soldi siano stati tolti alla comunità».

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi