«Rischiano di venir giù 10 mila metri cubi di terra»

SANTO STEFANO DI CADORE. Il Comelico rischia l’isolamento. Peggio che il 9 agosto, quando un violento nubifragio fece colare mezza montagna sulla Statale. È un bollettino di guerra quello stilato ieri pomeriggio da Comune, Anas e dai geologi. I mezzi pesanti non potranno più transitare sulla statale, nemmeno se accompagnati. Rischiano di venir giù 10 mila metri cubi di terra, sassi, fango ed alberi. Tir e camion, dunque, vengono dirottati per Cortina e Dobbiaco, o per Misurina e Dobbiaco, quindi per il passo Monte Croce Comelico. Passaggio interdetto anche per i pullman del trasporto pubblico, ai quali sarà consentito il transito per il passo sant’Antonio, via Danta o via Padola. La circolazione leggera può usufruire della strada Bus de Val, secondo gli orari di uscita dal Comelico e di ingresso, studiati soprattutto per chi deve scendere in Cadore per lavoro, sanità e altre incombenze e, nel pomeriggio, rientrare. Di notte l’accesso a questa strada è consentito esclusivamente ai mezzi di soccorso.
Gli automobilisti devono quindi rassegnarsi a dirottare anche loro per il Sant’Antonio. «Un disastro», commenta il sindaco Alessandra Buzzo. «Un’emergenza addirittura peggiore di quella verificatasi alla vigilia di Ferragosto e che ha comportato interventi di somma urgenza per 490 mila euro per i Comuni di Santo Stefano e San Pietro, senza contare quelli dell’Anas».
L’isolamento rischia di protrarsi per più di una settimana. Se ne saprà qualcosa di più lunedì mattina, a Belluno, dopo il vertice in Prefettura con Anas, Provincia e sindaci del Comelico. I geologi, che sono saliti sul fronte della frana, hanno scoperto ieri che ci sono in movimento almeno 10 mila metri cubi di materiali. E che sarà sufficiente un acquazzone in più per trascinarli a valle, sulla Statale. Siccome continua a piovere, l’Anas non si fida nemmeno d’inviare sul posto i propri uomini.
Il primo intervento di emergenza sarà quello di togliere le numerose piante cadute a monte e che rischiano di fare da diga al fango. Ma per avviare il cantiere è necessario che finisca il maltempo. Una volta liberata l’area dal primo pericolo, si tratterà di studiare il da farsi. L’Anas, ad esempio, punta a prolungare la galleria paramassi. Ma prima di decidersi vuol vederci chiaro sulla prospettiva. Vuol capire, ad esempio, se vale la pena impegnare risorse in interventi tampone o se non sia meglio arrivare all’opera strutturale che viene ritenuta ormai indispensabile: la galleria di Coltrondo. Nella riunione di ieri se n’è parlato ancora. E a lungo. Ma c’è un problema. La Regione deve inserirla nelle linee guida del piano infrastrutturale. Quindi da lunedì sarà ricontattato Zaia.«Lo invitiamo di nuovo in Comelico», conclude il sindaco Buzzo.
Ieri il sindaco è stato tempestato di telefonate, da parte di aziende che non sanno come procedere con i rifornimenti e da parte dei pendolari della scuola piuttosto che del lavoro che in presenza dell’allungamento del percorso non sanno se gli orari resteranno gli stessi o saranno anticipati. "Probabilmente lo saranno almeno di mezz’ora, ma lo si deciderà lunedì», conclude Buzzo.
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