Rischio evacuazione per 640 edifici: mappe completate

L’assessore Bottacin: «Dobbiamo evitare disastri come a Rigopiano. Con un metro di neve allarme giallo» 



«Evitare una Rigopiano bellunese». È la priorità che si è dato il commissario delegato, Luca Zaia, con i collaboratori, a partire dall’assessore alla protezione civile Bottacin ed i soggetti attuatori.

Case da evacuare

Ci sono, infatti, 640 fabbricati, fra case e stalle, a rischio di valanghe, che devono essere evacuate se la neve sale oltre il metro e maturano condizioni meteo da slavina.

Ieri sono state ultimate le mappe, comune per comune, casa per casa. La prossima settimana, Bottacin e l’ingegner Dell’Acqua, soggetto attuatore, incontreranno prima i sindaci dei sette Comuni più a rischio, e poi gli altri.

I comuni

Si tratta, rispettivamente, di Alleghe, Colle Santa Lucia, Livinallongo, Rocca Pietore, San Tomaso Agordino, Sovramonte, Zoppè. E di Cencenighe, Cibiana, Enego, Feltre, Gallio, Gosaldo, Rivamonte, Rotzo, Taibon, Valle di Cadore, Borca, Calalzo, Canale d’Agordo. Il maggior numero di immobili evacuabili si trova nei paesi di Livinallongo e Rocca Pietore.

Dopo l’illustrazione ai sindaci, nella loro veste di soggetti attuatori, i piani saranno presentati alla popolazione. «Nessun allarmismo», raccomanda Bottacin. «Abbiamo individuato stabile per stabile, casa per casa. Fino a un metro di neve non accade nulla, perché le piante schiantate fanno da freno. È evidente, però, che al più presto dobbiamo installare le protezioni, nella fattispecie i paravalanghe che – ecco la novità – verranno realizzate, con i fondi della protezione civile, dagli enti più coinvolti nei vari ambiti».

In un sito può essere Veneto Strade, dovendo mettere in sicurezza un pezzo di strada, in un altro possono intervenire Terna, Enel, Anas, i Comuni stessi. 295 i milioni a disposizione, che faranno parte della disponibilità di un miliardo e 50 milioni che la Regione avrà da fine mese.

I piani

«Siamo in situazione di post emergenza e, quindi, la progettazione è in progress, per cui», puntualizza Bottacin, «può essere che quest’anno arriveremo ad impegnare un centinaio di milioni, quindi un terzo del possibile investimento».

Gravi precipitazioni, peraltro, non sono da mettere in conto nei prossimi mesi. Con le mappe, Bottacin e Dell’Acqua illustreranno anche l’organizzazione dell’emergenza e dell’evacuazione.

«Quando la precipitazione supererà quota 100 cm», anticipa Bottacin, «scatterà l’allarme giallo. A quel punto si monitoreranno gli sviluppi meteo, in base ai quali si modificherà la categoria. Con l’arancione ci sarà la vigilanza a vista, 24 ore su 24, con il soccorso alpino ed i carabinieri forestali. Se questi riscontreranno pericolo di valanghe, in considerazione della temperatura e del vento, oltre che della quantità di neve in arrivo, si passerà al rosso. E, a questo punto, si procederà all’evacuazione».

Difficilmente il provvedimento riguarderà tutte insieme le 640 strutture, per cui l’operazione, seppur complessa, non diventerà proibitiva. A questo riguardo sono state studiate misure puntuali per liberare le stalle dai capi bovini o ovini.

I paravalanghe

«Non è il caso di far scattare allarmismi di sorta perché non siamo in presenza di previsioni poco rassicuranti, ma è saggio porsi in condizioni di prevenzione». La priorità, dunque, spetta ai paravalanghe, nel contempo, dove è possibile, si procede con la “bonifica” dei boschi, cioè con la pulizia.

«Considerata la particolare geomorfologia, bisogna procedere con la massima cautela al fini della sicurezza», conclude Bottacin, «perché ci sono versanti che hanno una pendenza superiore all’80% e qui sarà problematico intervenire. In alcuni casi potremo farlo solo con imprese straniere, svizzere in particolare, che sono super attrezzate per operare anche in situazioni estreme».

E senza mai dimenticare che la devastazione, come ha detto il capo dipartimento della protezione civile nazionale Borrelli, è stata “apocalittica” e pertanto richiede del tempo per un ripristino totale. —
 

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