Rischio valanghe, in pochi arrivano in Marmolada

Gli ambientalisti del sit-in hanno dovuto percorrere il lungo giro per il Pordoi a causa del pericolo incombente tra Malga Ciapela e il passo Fedaia 

ROCCA PIETORE. Valanghe. E ancora valanghe sulla strada che da Malga Ciapela porta a Passo Fedaia.

Gli ambientalisti bellunesi e veneti che ieri mattina dovevano raggiungere il ghiacciaio, salendo per Pian dei Fiaconi, hanno dovuto desistere; sono tornati indietro, fra l’altro protestando ancora una volta «perché, anziché azzuffarsi sui confini, non ci si decide a mettere in sicurezza la strada».

Rocca Pietore, si sa, ha stanziato 5 milioni di euro con gli altri comuni di confine per quest’opera, come compartecipazione al futuro cantiere di Trento, che però sta rallentando. L’atteso sit in di Mountain Wilderness si è svolto ieri con i soli ambientalisti saliti dal versante di Canazei. «Io, per esserci, sono arrivato sabato, ma facendo la circumnavigazione del Pordoi – fa sapere Giancarlo Gazzola, presidente del movimento, pure lui veneto – Giunto a Malga Ciapela ho dovuto fare retromarcia perché anche ieri la strada non era percorribile».

Gli ambientalisti, partiti sabato mattina dal Passo San Pellegrino, dopo aver superato Forca Rossa, hanno attraversato, sci ai piedi, la valle sulla quale strapiomba la Marmolada, e hanno raggiunto Pian dei Fiacconi. Ieri l’ascesa, chi a Punta Rocca, chi a Punta Penia, attraversando il ghiacciaio. «Le condizioni erano proibitive per il rischio di valanghe – racconta Franco Tessadri, portavoce del movimento –. In ogni caso, dalle creste abbiamo lanciato un primo “messaggio ai naviganti”: non si lasci passare quest’estate senza aver approntato almeno qualche paravalanghe al Fedaia contro le continue slavine».

La valorizzazione del passo e del ghiacciaio passa, preliminarmente, per questo cantiere. Un altro intervento minimale richiesto dagli ambientalisti è la realizzazione di una pista ciclabile intorno al lago, dove peraltro esiste già una qualche forma di strada sterrata, facilmente recuperabile. Tra gli impegni lanciati nella circostanza anche la pulizia del ghiacciaio, o meglio la bonifica. Un lavoro da condividere – afferma al riguardo il presidente onorario Luigi Casanova, che sul tema si è molto speso – tra tutti i soggetti in campo, dai Comuni alle Province, dalla Società Funivie Marmolada all’associazionismo e al volontariato. L’anno scorso è stato approntato qualche intervento, che però non si è completato a causa delle precipitazioni anticipate.

«Il problema principale – sottolinea Casanova – è quello dell’asporto di quanto è rimasto dei vecchi impianti».

La bonifica viene ritenuta indispensabile per restituire la Marmolada al suo autentico splendore naturalistico, che – è stato detto – merita una specifica valorizzazione, attraverso il rilancio di tutti i rifugi del sistema, anche quelli posti a sud del gruppo e che non ricevono la meritata frequentazione.

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