Risorse tagliate del 27% a rischio l’assistenza integrativa scolastica

A lanciare l’allarme la Fp Cisl  I 19 operatori che si occupano  a domicilio di 39 studenti  non avranno il rimborso a km «Politica e Usl intervengano»

belluno

A rischio il supporto specialistico a studenti con disabilità visive e uditive in provincia di Belluno. A lanciare l’allarme è Mario De Boni della Fp Cisl che sta seguendo questa partita che garantisce a ragazzi svantaggiati un aiuto importante per il loro sviluppo intellettuale.

Alla base dell’allarme il taglio delle risorse per il servizio. «L’Azienda zero ha appaltato questa attività di assistenza scolastica integrativa a livello veneto dividendola in sette lotti, uno per ogni provincia. Il bando è stato vinto dalla Cooperativa Socio-culturale di Mira (Venezia), che subentra alla Croce Blu di Belluno», spiega De Boni.

In provincia sono 39 gli studenti che usufruiscono di questa opportunità (3 all’infanzia, 12 alle elementari e 24 tra medie e superiori). Di loro si occupano 19 operatori, dallo psicologo all’educatore, «tutta gente laureata con competenze specifiche», sottolinea il sindalista che spiega come funziona il servizio. «Questi operatori si recano a casa di questi ragazzi (chi ne segue uno chi anche più di uno) per diverse ore al mese: c’è chi ne fa dalle 30 alle 37, chi dalle 20 alle 25 e chi soltanto 8 ore. Visto il territorio montano, per raggiungere i domicili degli alunni, questi specialisti devono fare diversi chilometri a bordo delle loro auto». Ed è qui che nasce il problema quest’anno. Col nuovo bando, infatti, l’Azienda zero, braccio operativo della Regione in ambito socio-sanitario, ha ridotto di 3.500 le ore di questi professionisti per poter ridurre i costi. «Costi che a livello di bando generale passano da 1.196.600 euro a 1.123.400, cioè con una riduzione del 6%. Ma che a livello di singoli lotti, cioè delle province, sono molto vari: si passa dal taglio del 15% a Rovigo, fino al massimo di Belluno del 27%. In provincia si passa dallo stanziamento di 272.000 euro dello scorso anno ai 198.000 euro quest’anno, con una decurtazione di 73mila euro», spiega il referente della Funzione pubblica della Cisl.

Che aggiunge: «Con questo taglio, la cooperativa vincitrice del bando si è detta in grave difficoltà nel garantire il rimborso delle spese chilometriche agli operatori, perché la coperta è troppo corta».

Dal canto loro, però, gli specialisti non intendono rinunciare a questi rimborsi. «Chi fa otto ore al mese», precisa De Boni, «percepisce uno stipendio di circa 250 euro. Ma se 150-200 se ne vanno in benzina si capisce che il gioco non vale la candela. E infatti, questi operatori, che da anni seguono questi ragazzi, tanto che hanno creato sia con loro che con le loro famiglie dei rapporti di fiducia molto importanti, hanno espressamente precisato che, senza rimborso chilometrico, non accetteranno l’incarico. Anche se venissero da altre province i professionisti, è chiaro che anche per loro il gioco non vale la candela. A questo punto, malgrado nel capitolato sia specificato che devono essere rispettati i termini della precedente esperienza, è chiaro che i conti non tornano».

«Per questo chiediamo all’Usl 1 e ai nostri politici di intervenire al più presto per sanare questa situazione che rischia di ledere i diritti delle persone svantaggiate», conclude De Boni. «Bisogna intervenire in breve tempo, visto che il servizio partirà con l’inizio della scuola». —



Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi