Risparmi a rischio assemblea dei soci della Popolare

Sono 2082 i bellunesi che hanno azioni nella BPV e che temono di perdere i loro soldi. Il 28 gennaio confronto al diocesano
Di Francesca Valente

BELLUNO. 2082 soci bellunesi, cioè 2082 famiglie che rischiano di perdere piccola o buona parte, per non dire tutti i risparmi investiti, per colpa di presunte manovre di aggiottaggio da parte di alcuni consulenti della Banca popolare di Vicenza.

Il numero dei risparmiatori bellunesi iscritti all'istituto bancario risale al 2014, ma è cambiato di poco rispetto all'anno nero appena concluso, segnato dallo scandalo finanziario tuttora sotto inchiesta scatenato dalle ipotesi di speculazione sull'effettivo valore di azioni e rendite e di ostacolo alle funzioni di pubblica vigilanza.

Dal polverone che si è sollevato negli ultimi mesi, anche grazie a controlli sempre più serrati della Banca centrale europea, è sorta l'associazione “Azionisti associati Banca popolare di Vicenza”, fondata il 3 novembre da 22 soci – perdenti quanto tutti - per tutelare gli azionisti a rischio, sia con azioni contro chi può aver causato il danno, sia collaborando con la banca stessa per cercare margini di azione, quantomeno per subire il minor danno possibile.

Andrea Biasiotto, che è anche vicesindaco di Quero Vas, ha deciso per vocazione e studi intrapresi di lanciarsi in questa avventura, candidatosi a vicepresidente del sodalizio. «Sappiamo che è la lotta di un topo contro un elefante, però se i topi sono tanti, forse qualche risultato si può sperare di spuntarlo», afferma pragmatico, «anche la mia famiglia rischia di perdere parte dei suoi risparmi. Ogni giorno ricevo un paio di persone, preoccupate per il futuro dei loro soldi. C'è chi ha investito il TFR, chi la pensione, chi i risparmi di una vita. La nostra attività è volta almeno a rassicurarli. Non abbiamo soluzioni in mano, soltanto un fronte comune per combattere». Tutto nasce con il decreto Renzi di gennaio 2015, che prevede la conversione delle banche popolari italiane con attivo superiore agli 8 miliardi a Spa, «perdendo quindi il carattere di banca del territorio con finalità mutualistiche».

Il 14 aprile l'assemblea dei soci approva un bilancio da quasi 800 milioni di perdite: per la prima volta si procede alla svalutazione delle azioni da 62,5 euro l'una a 48. Con il semestrale la situazione peggiora: le perdite ammontano a un miliardo. Le azioni della Popolare non sono quotate ma vengono scambiate tra soci con l'intermediazione della banca. Il loro valore è determinato con una perizia privata.

«Ci hanno sempre detto di essere solidi, di essere la banca del territorio, di aiutare famiglie e piccole imprese e di non appartenere agli ambienti speculativi: una serie di balle spaziali», tuona Biasiotto. Ora gli analisti parlato di azioni dal valore di 10, 12 euro. In un momento di confusione totale, l'associazione vuole provare a fare chiarezza: per questo convoca tutti i soci della Popolare a partecipare all'incontro del 28 gennaio alle 20 al teatro Giovanni XXIII.

«La mattina dello stesso giorno incontreremo il presidente e l'amministratore delegato per proporre le nostre manovre», annuncia il vicepresidente, «come nominare nuovi organi sociali che rassicurino i risparmiatori, valutare eventuali azioni legali». All'incontro sono invitati anche alcuni politici locali, in modo che il problema diventi, una volta tanto, un affare di comunità.

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