Rispettate le richieste

Lettera aperta al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano
Signor presidente, il presidente della Provincia di Belluno, Sergio Reolon, Le ha chiesto un incontro, al fine di illustrarLe quelli che, a suo parere, sono i «rischi di disgregazione che oggi gravano sul futuro politico-economico e sociale» del Veneto e, al suo interno e con urgenza particolare, della provincia di Belluno.


Il presidente Reolon ha buoni motivi.


E’ evidente che la disparità di trattamento finanziario tra le province e regioni a statuto speciale e quelle a statuto ordinario fa sì che, in ultima istanza, sia violato uno dei principi stessi della costituzione, quello della parità di diritti e doveri dei cittadini di fronte alle istituzioni pubbliche.

Il problema è reale e fa meraviglia, non piccola, che non se ne sia già avviata la ricerca di una equa soluzione.


Riconosciuto questo problema, ritengo però che l’analisi del presidente Reolon sia caduta in un grossolano errore, qualificando come «disgregazione» la volontà, da parte di alcuni comuni, di un cambio di appartenenza amministrativa.


Inconfutabili ragioni storiche motivano, infatti, la speranza delle minoranze ladine dei comuni di Colle Santa Lucia, Cortina d’Ampezzo e Livinallongo del Col di Lana di riunirsi in un unico contesto amministrativo, quale Ladinia unita.


Non vi è il minimo dubbio che la divisione della Ladinia fra tre province costituisca un fatto aberrante nel contesto costituzionale italiano, cui solo per motivi contingenti sinora non è stato possibile porre il doveroso rimedio.


Nel progressivo sviluppo, poi, in Europa delle strutture istituzionali democratiche, è proprio in rapporto al rispetto delle minoranze etniche e linguistiche che, come in una cartina di tornasole, si può avere o meno il riscontro della loro effettiva valenza quale sviluppo democratico.


Ciò che queste tre comunità ladine si propongono e hanno chiesto non può, quindi, assolutamente essere qualificato in termini negativi, né di «disgregazione», né di «seccessione», «fuga» o quant’altro, ma venir rispettato, anche linguisticamente, nella sua valenza storica, giuridica e culturale complessiva.


Diverso è il caso degli altri comuni citati da Reolon.


Il fondamento storico della loro domanda è tutto da verificare. In ogni caso, la loro domanda deve trovare spazio, con identico rispetto e fin da subito, da parte delle istituzioni coinvolte (cosa che non sempre si è verificata).


Anche a Sappada, non menzionata dal presidente Reolon, un comitato sta movendosi per l’indizione di un referendum consultivo sull’auspicato reinserimento nel contesto storico non bellunese ma friulano, cui indubbiamente appartiene. Concludo, pertanto, ribadendo l’opportunità di un incontro con il nostro presidente Reolon, ma chiedendo pure il rispetto totale della volontà manifestata dalla popolazione dei comuni che intendono cambiare provincia.


* Membro della Società europea di cultura

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