Rissa tra ultrà ad Auronzo: chiesto il processo per 33

Laziali e spallini se l’erano date su appuntamento in via Cella ma l’udienza preliminare diventa impossibile con il Covid-19 

AURONZO

Trentatré richieste di processo. Per la rissa di Auronzo del 28 luglio 2018, prima dell’amichevole Lazio - Spal, il pm Marco Faion ha mandato tutti questi avvisi di garanzia: i laziali sono otto e gli spallini 25, in più c’è un ultrà romano che all’epoca aveva 17 anni e di lui si occuperà il Tribunale dei Minori.

Ma fino a quando ci sarà il Covid-19 non sarà possibile celebrare l’udienza preliminare per rissa e danneggiamento aggravati. Tanto meno nell’auletta al terzo piano del palazzo di giustizia di Belluno: «Non abbiamo una data e non c’è dubbio che le indagini siano finite e ci siano le richieste di rinvio a giudizio», conferma l’avvocato Giovanni Adami del foro di Udine, grande tifoso dell’Udinese e della squadra londinese del Millwall, «difendo gli spallini, insieme al collega ferrarese Andrea Ferrari e non abbiamo ricevuto alcuna convocazione ufficiale. Abbiamo tutti gli atti e si è deciso di non chiedere interrogatori o inviare memorie».

Qualche laziale, invece, avrebbe chiesto di essere sentito dopo l’avviso di fine indagini: «Questo potrebbe aver allungato i tempi», riprende Adami, «ma non abbiamo certezze in proposito e non c’è alcun interesse ad abbreviare l’attesa e ad anticipare la nostra strategia».

Gli spallini sono Alessandro Antinori, Lorenzo Barioni, Gabriele Benetti, Lorenzo Carracoi, Riccardo Cocchi, Gianluca Coltra, Alex Fantuzzi, Simone Graziani, Davide Malaguti, Giacomo Malfaccini, Matteo Paganini, Gennaro Panzetta, Igor Pollini, Roberto Ravaglia, Simone Rosatti, Christian Russo, Fulvio Giovanardi, Thomas Olasi, Luca Bombardi, Filippo Bini, Nicolò Sansoni, Davide Benatti, Gianluca Vivenzio, Luca Borsetti e Gian Luca Ghirardini. I laziali sono Leopoldo Cobianchi, Andrea Ciotti, Lorenzo D’Ercole, Marco Altomare, Paolo Maria Ardovino, Piervito Albanese, Alessio Abbruzzese e Davide Di Marcotullio.

Le indagini della Questura di Belluno hanno accertato che si erano dati appuntamento in via Cella, davanti all’Hostaria, giusto per darsele e non erano interessati alla partitella, che era finita 3-0 per la Lazio. Non c’era Fabrizio “Diabolik” Piscitelli, il capo degli Irriducibili laziali, che il 7 agosto di due anni fa è stato ucciso su una panchina del parco romano degli Acquedotti. Potrebbe essere stato, al massimo, perquisito.

I romani sono arrivati prima, a seguire gli emiliani su due furgoni, alla cui guida c’erano Borsetti e Vivenzio. Quest’ultimo si vede contestare anche la detenzione abusiva di armi. Con bastoni, cinghie e catene, le due fazioni se le sono date davanti alla videocamera di un telefonino, durante ripetute cariche, con lancio di bottiglie e fumogeni (tutto sequestrato), oltre a portacenere, tavolini, sedie e fioriere del bar.

Francesco Corte Metto, il titolare del locale, ha sofferto danni per 2.500 euro e si costituirà parte civile nel processo. —



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