Risse fra ospiti nelle strutture spuntano coltelli e bottiglie

BELLUNO. Una coltellata alla schiena e una bottigliata in testa. Sono finiti in rissa due diverbi scoppiati fra i migranti ospitati in via Pedecastello e in via Lungardo. Le due persone rimaste...

BELLUNO. Una coltellata alla schiena e una bottigliata in testa. Sono finiti in rissa due diverbi scoppiati fra i migranti ospitati in via Pedecastello e in via Lungardo. Le due persone rimaste ferite hanno entrambe una prognosi di dieci giorni.

Il primo episodio risale alla notte fra lunedì e martedì e ha visto protagonisti due pakistani ospitati in un agriturismo in via Pedecastello e gestiti dalla cooperativa Sviluppo e Innovazione. All’improvviso i due uomini hanno iniziato a litigare, non si sa per quale motivo, uno dei due ha impugnato un coltello e ha colpito l’altro alla schiena. Il ferito è stato portato in ospedale, dove il taglio è stato suturato con una decina di punti. L’uomo potrà sporgere denuncia nei confronti del connazionale, ma al momento non lo avrebbe ancora fatto. Sull’episodio indaga la polizia, che però è stata chiamata solo la mattina successiva (martedì) alla lite sfociata con la coltellata.

Ha dieci giorni di prognosi anche il nigeriano trentenne che è rimasto ferito alla testa dopo una lite con un altro africano in via Lungardo. Qui i migranti sono gestiti dalla cooperativa Lavoro associato, e giovedì sera l’operatore che passa a controllare i richiedenti non c’era quando è scoppiato il diverbio.

Tutto è scaturito da una festa, non autorizzata dalla cooperativa, organizzata da un ospite per celebrare l’ottenimento del permesso di soggiorno. L’uomo ha chiamato alcuni migranti, ospiti nelle strutture di Limana e Alpago, e ad un certo punto è scoppiata una lite fra due giovani provenienti dalle altre strutture. Un nigeriano è stato colpito alla testa con una bottiglia di vino ed è finito in ospedale. Ha una prognosi di dieci giorni. L’uomo che l’ha colpito alla testa è fuggito. Sul posto sono intervenuti i carabinieri e, all’inizio, anche la polizia.

«Dobbiamo appurare se è vero che ci fosse una bottiglia di vino: non è ammesso consumare alcolici nella struttura di accoglienza», spiega il presidente della cooperativa Lavoro associato, Federico Bristot. «Anche le feste non si possono fare, a meno che non si informino i nostri operatori, e in questo caso non è successo. I nostri ospiti non sono in galera, possono muoversi e uscire di casa, ma ci sono regole da rispettare quando si è in casa».

Le indagini sono in corso, sono stati sentiti gli ospiti e gli operatori della coop. I protagonisti delle risse rischiano la revoca delle misure di accoglienza da parte della Prefettura (lo si deciderà dopo che la cooperativa e i carabinieri avranno presentato la relazione sui fatti): significa essere trasferiti nei Centri di identificazione ed espulsione ed essere rimpatriati. Anche le cooperative rischiano: nei contratti ci sono penali economiche, previste nel caso in cui il contratto siglato con la Prefettura non venga rispettato interamente. (a.f.)

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi