Risuona l’uragano in piazza Maggiore, poi il via a Naturae 2019

Inaugurate le installazioni degli artisti Ida Harm e Roberto Mainardi. «L’Opera invisibile rappresenta la speranza che tali disastri non si verifichino più»

FELTRE. Quattro minuti e trenta secondi, durante i quali Feltre è tornata con la mente all’uragano Vaia del 29 e 30 ottobre scorsi. Tanto è durato il suono che caratterizza l’Opera invisibile, curata dagli artisti Ida Harm e Roberto Mainardi, e presentata ieri pomeriggio in piazza Maggiore: l’opera, che rientra tra le quattro installazioni della rassegna Naturae 2019, visibili al Museo diocesano di arte sacra, si basa sui tragici fatti che un circa tre mesi fa avevano colpito il territorio feltrino, lasciando dietro di sé distruzione e paura.. Dal suo suono si odono distintamente il rumore degli arbusti sradicati dalla potenza di un vento incontrollabile. L’opera ha perlopiù un valore simbolico e di testimonianza per la comunità, invitando la popolazione e non solo a farsi carico di azioni collettive e individuali di cura del territorio.

«Il nostro è un lavoro nato dalla sofferenza che il maltempo aveva portato in tutto il Veneto», ha spiegato Ida Harm, «con l’obiettivo di pensare ad una cura per la natura, che ogni giorno è sempre più malata. Per questo vorrei quasi dire che l’Opera invisibile non è più un’opera estetica, ma etica: essa è un dono che facciamo a Feltre, per la memoria collettiva, nella speranza che tali disastri non si verifichino più».

Tutti i giorni, alle 17.30, fino al 24 febbraio per i passanti sarà di fatto possibile ascoltare il suono in piazza Maggiore. Appoggiata dal Comune di Feltre, rappresentato dall’assessore Valter Bonan, la mostra è stata poi inaugurata nella sede del museo: di questa fanno parte la Aegritudo Naturae, la Terra a riposo e la Quiescienza, che sottolineano la condizione di una natura bisognosa di cure, ma anche le capacità rigenerative della Terra.

Il saluto di benvenuto è arrivato dal direttore don Giacomo Mazzorana, il quale ha sottolineato alcuni concetti legati alle opere, affermando in primis che «esse sono dei bellissimi messaggi di arte concettuale, che rimandano a loro volta ad un aspetto intellettuale intrinseco. Oltre ad aprire la mente all’arte contemporanea, esse sono la traduzione dell’enciclica Laudato Si di Papa Francesco, la cui finalità è la cura della casa comune, che è la nostra Terra».

L’enciclica papale è al contempo anche una denuncia ecologica, «per cui è necessario un cambiamento. Le opere degli artisti sono anche un messaggio di speranza». «L’opera invisibile ha l’intuizione di collegare ciò che è accaduto ad un importante messaggio sulla natura», è stato l’intervento di Bonan, «spiegandoci che quanto si è verificato nel feltrino potrebbe accadere di nuovo un domani e facendoci ragionare sulle possibili azioni per prevenire tali disastri mediante significative azioni di cambiamento».

Come ha poi ricordato l’assessore «l’opera si sviluppa in una piazza, consueto simbolo di una comunità, dove tanti di noi erano presenti per dare una mano in quei giorni di ottobre, rimandando a quel senso di smarrimento condito dalla volontà di rialzarci». Per Aku, organizzatore dell’evento, insieme a Teddy Soppelsa era presente Vittorio Forato, che ricordando il rapporto uomo natura al centro della manifestazione che pone una riflessione sul tema, ha ribadito la necessità di trovare una maggiore legame con la natura stessa.


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