Rivali ed eredi di Sebastiano Ricci in mostra a Palazzo Fulcis: allestimento quasi ultimato
Restaurato di recente, il “Ritratto di Milady” non è mai stato esposto. L’opera di Antonio Pellegrini accoglie il visitatore al terzo piano di Palazzo Fulcis e si lascia ammirare per lunghi, intensi minuti. Il dipinto apre la mostra “Sebastiano Ricci. Rivali ed eredi. Opere del Settecento della Fondazione Cariverona”, che apre al pubblico sabato (inaugurazione venerdì) e che rimarrà visitabile fino al 22 settembre.
Le casse con le tele, parte della ricca e pregevole collezione della Fondazione Cariverona, sono arrivate qualche giorno fa e ieri i tecnici hanno completato il montaggio sui pannelli, necessario per permettere alcuni ritocchi che vengono fatti con grande frequenza, specie su opere che viaggiano e che non vengono esposte da tempo. Oggi sarà ultimata la posa della grafica e delle luci.
La mostra, curata dal conservatore dei Musei civici di Belluno Denis Ton, è allestita nel terzo piano di Palazzo Fulcis, quello che ospita il celeberrimo ciclo di dipinti del Camerino d’Ercole. Ed è proprio con queste meravigliose opere che dialogano i dipinti dei grandi del Settecento che di Sebastiano Ricci furono rivali (come lo stesso Pellegrini, che gioiva quando il pittore bellunese non otteneva commesse prestigiose) oppure che ne furono influenzati.
Ventidue i dipinti in mostra, la maggior parte dei quali non sono mai stati esposti. La mostra allestita al Fulcis è quindi un’occasione imperdibile per ammirare i paesaggi di Zais e Antonio Diziani, “La vocazione di Santa Rosalia” di Bellucci, le teste di carattere di Francesco Nogari e Pietro Rotari, i dipinti di Giovan Gioseffo Dal Sole, Jacopo Amigoni, Francesco Fontebasso, Nicola Grassi. Opere che illustrano le rivalità, ma anche le influenze, che hanno fatto di Sebastiano Ricci l’artista che è diventato.
«In mostra abbiamo ventidue dipinti, da quello più antico di Amedeo Celesti fino a opere della fine del Settecento», racconta Denis Ton, che ci accompagna fra le tele esposte. Nella prima sala spiccano il “Ritratto di Milady” dal quale il recente restauro ha fatto emergere un intaglio che fa pensare che l’opera fosse stata pensata per adornare una porta, e “La vocazione di Santa Rosalia” di Bellucci. Nella seconda si possono ammirare le teste di carattere, realizzate da artisti quali Nogari e Rotari, allievo di Balestra, «quest’ultimo un rivale di Sebastiano Ricci all’epoca», prosegue Ton. «È molto interessante questa fase della pittura veneziana del Settecento, come lo sono le rivalità dell’epoca».
A tal proposito il curatore della mostra racconta un episodio che vide protagonista proprio Sebastiano Ricci: «Ha collaborato spesso con alcuni paesaggisti, come Peruzzini e Magnasco (autori di un’opera che si può ammirare in mostra, ndr). Quando Ricci fu costretto a fuggire per avere tentato di avvelenare la fidanzata che aveva messo incinta, arrivò a Bologna dove sedusse la figlia di Peruzzini. Scappò con lei a Torino, dove venne raggiunto da un provvedimento che gli impedirà l’accesso agli Stati Sabaudi. Poi Sebastiano Ricci ha fatto pace con Peruzzini, continuando a collaborare con lui».
La mostra, per il Fulcis, «segna il completamento dello spazio espositivo al terzo piano», conclude Ton. «Queste opere vanno viste nel dialogo con la nostra collezione permanente: come un invito a rileggerla creando nuovi rapporti e relazioni». Il pubblico potrà ammirarle a partire da sabato e fino al 22 settembre. —
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