Rivive la galleria Santa Barbara sgomberati 130 metri di tunnel
Entrare nella galleria ogivale Santa Barbara a Valle Imperina, percorrerne i 130 metri iniziali dei 500 complessivi che conducono al pozzo Capitale, osservare i conci in pietra irregolari di cui è rivestita nella prima parte e le filladi quarzifere con cui è modellata nella seconda, percepire l’umidità che la caratterizza, immaginare i passi e le fatiche distanti secoli dei minatori di un paese, Rivamonte, che con la miniera ha vissuto in maniera simbiotica.
Ecco, tutto questo ha un fascino che si può accarezzare soltanto entrandoci. L’ipotesi che nell’estate 2019 lo possano fare finalmente i visitatori di tutto il mondo è ora reale.
I lavori che hanno portato allo svuotamento del tratto iniziale (130 metri appunto) della più famosa delle gallerie dell’ex sito minerario di Valle Imperina sono infatti arrivati alla fase finale.
La galleria Santa Barbara nel Seicento costituiva l’accesso alla maggior parte delle zecche coltivate e nell’Ottocento permetteva il collegamento con il pozzo Capitale, a metà strada tra il pozzo stesso e i forni fusori.
Oltre a ripulirla dal materiale di cui era riempita, la ditta incaricata dei lavori ha realizzato un camminamento per agevolarne la futura fruizione. A metà strada, sulla sinistra, il visitatore potrà salire una scala estremamente suggestiva, anch’essa svuotata e sistemata, che porta a quella che un tempo era l’infermeria. Un locale, questo, ormai diroccato che tuttavia è stato recuperato “a rudere” e costituirà a tutti gli effetti una delle testimonianze di che cosa è stata Valle Imperina fino al 1962.
Gli interventi in corso riguardano anche il ripristino della galleria Fusinella (splendido esempio di galleria a sezione elissoidale rivestita in conci in pietra), la riapertura del pozzo Capitale (utilizzato fin dall’Ottocento come pozzo di estrazione) e il completamento della sistemazione della galleria Magni. Questo per quanto concerne la parte in sotterranea seguendo il corso del torrente Imperina. Laddove quest’ultimo si getta nel Cordevole sorgono invece gli edifici più visibili tra cui l’ostello della gioventù, l’ex Cral, i forni fusori e le ex stalle. Anche tutti questi edifici sono oggetto di interventi nell’ambito del progetto di futura valorizzazione del sito.
All’ostello è stato rifatto il tetto ed è stata cambiata la caldaia con l’arrivo del metano; migliorie sono state apportate all’ex Cral che con i suoi posti letto (sommati a quelli dell’ostello) permetterà di ospitare almeno una corriera. Anche il tetto dei forni fusori, in assoluto la più bella delle strutture del centro, esempio alto di architettura industriale, ha avuto bisogno di attenzioni.
Infine per le ex scuderie era prevista la creazione al primo piano di una sala convegni, ma l’amministrazione comunale di Rivamonte ha deciso di operare una variante al progetto spostando una parte dei soldi destinati alle ex scuderie sui forni fusori.
In totale sono circa un milione di euro i soldi spesi ora a Valle Imperina che si sommano ai molti altri investiti in passato. È tempo di farli fruttare. «Le due ditte che stanno operando nel sito – spiega il sindaco di Rivamonte, Nino Deon – ci consegneranno i lavori entro la fine dell’anno. Con il 2019 vogliamo aprire al pubblico l’ex sito minerario». —
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