Rivoluzione nelle ricette via il nome del farmaco

I medici dovranno riportare soltanto il principio attivo del medicinale Ma la novità ministeriale per ora è snobbata dai camici bianchi bellunesi
In tempi record sono stati ultimati i lavori di messa in sicurezza deisoffitti del quarto piano, ala est, dell'ospedale di Conegliano, interessatidalla caduta di alcuni calcinacci lo scorso 30 marzo. Dal 3 giugnoambulatori e Day Surgery saranno nuovamente operativi nella loro sede - Un ambulatorio di Chirurgia all'ospedale civile
In tempi record sono stati ultimati i lavori di messa in sicurezza deisoffitti del quarto piano, ala est, dell'ospedale di Conegliano, interessatidalla caduta di alcuni calcinacci lo scorso 30 marzo. Dal 3 giugnoambulatori e Day Surgery saranno nuovamente operativi nella loro sede - Un ambulatorio di Chirurgia all'ospedale civile

BELLUNO. Al via (precisamente dal 14 agosto) le nuove norme che prevedono l’indicazione non più del nome del farmaco, ma del principio attivo che lo costituisce, nella ricetta rossa del medico.

Una sorta di rivoluzione che da un lato dovrebbe garantire al paziente di acquistare sempre il farmaco a minor costo con la stessa efficacia di quello “griffato”. Dall’altro lato, però, mette in mano ai farmacisti una sorta di “potere decisionale” che non convince i medici. E le lamentele si fanno sentire.

E così anche in provincia di Belluno, tra i pochi medici di famiglia che hanno scelto di lavorare in questa settimana di ferragosto la novità è arrivata un po’ tra capo e collo. E la maggior parte di loro ha deciso, anche in assenza di una circolare da parte dell’Usl e dell’Ordine di continuare come se nulla fosse.

«Non abbiamo avuto alcuna indicazione dall’Ordine dei medici nè dall’Usl, per cui continuiamo nella prescrizione come prima», dicono molti di loro.

In realtà, la norma prevede che oltre al nome del principio attivo del farmaco possa essere aggiunto anche il nome commerciale, «ma solo nel caso in cui sia specificata la non sostituibilità giustificata per motivi patologici oppure per compliance», precisa Giampaolo Risdonne, pediatra e membro dell’Ordine dei medici di Belluno. «Quindi l’obbligo del governo è stato di fatto annacquato da questa deroga. Anche perché esistono vari tipi di molecole di uno stesso principio attivo a seconda della casa farmaceutica e dell’eccipiente che viene aggiunto. Per cui se uno ha sempre preso quel tipo di farmaco non possiamo, soprattutto se si tratta di malati cronici, cambiarlo, onde evitare degli effetti collaterali indesiderati. Inoltre, i programmi del computer che abbiamo in dotazione non sono aggiornati tutti i principi attivi e comunque per ogni principio vengono automaticamente associate delle “griffe”. Per questo motivo è necessario distinguere da paziente a paziente».

Ma è anche una questione di “orgoglio”.

«La scelta del farmaco deve rimanere in capo al medico, non al farmacista che, al paziente che si presenta davanti, nel migliore dei casi darà il farmaco che ha in casa. E non sempre questo è valido», precisa Risdonne.

Insomma, l’ennesima contesa tra camici bianchi e farmacisti. Ma in farmacia, ieri, non hanno rilevato particolari problemi col nuovo metodo. «Alla fine si noterà un cambiamento soltanto per le prime terapie o per i cicli di cura per i quali si darà il farmaco generico. Per i pazienti cronici, invece, non cambierà nulla». In serata è arrivata la precisazione dell’Ordine nazionale dei medici: «C’è tempo un mese per adeguarsi alla norma». (p.d.a.)

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