Roberto Padrin è il nuovo presidente della Provincia di Belluno, nonostante l'ultimo sgambetto

Nei giorni scorsi un messaggino invitava gli amministratori a non andare a votare, per contestare la legge Delrio ma anche il metodo per la scelta del candidato

BELLUNO. Qualcuno ci ha provato, a spingere gli amministratori a non andare a votare. Ma il voto di ieri per la presidenza della Provincia era poco più di una formalità. Dopo il ritiro di Mario Manfreda, martedì, Roberto Padrin era rimasto l’unico candidato in corsa per raccogliere l’eredità di Daniela Larese Filon, prima presidente della Provincia post riforma Delrio, e di Serenella Bogana, subentrata a giugno quando la Larese Filon ha perso le elezioni comunali ad Auronzo.

Da ieri sera la guida di Palazzo Piloni è ufficialmente affidata a Roberto Padrin. Sindaco di Longarone, eletto nel 2014, è stato votato da 323 fra sindaci e consiglieri di tutto il Bellunese. L’affluenza alle 22 è stata del 44,67%. Non altissima, ma a Padrin sarebbe bastato anche solo un voto per essere eletto. E quel messaggino girato per moltissimi cellulari nel fine settimana potrebbe aver convinto qualcuno a rimanere a casa. L’obiettivo dell’sms? Dimostrare il fallimento della legge Delrio ma anche protestare per il metodo seguito per individuare il candidato presidente. La famosa “imposizione” di Belluno e Feltre, contestata dal gruppo di amministratori che ha promosso e sostenuto la candidatura di Mario Manfreda. Ma ormai è storia. La Provincia guarda avanti, e lo fa con Roberto Padrin, che fra i primi obiettivi ha proprio quello di «coinvolgere i sindaci e delineare una strategia comune per il nostro territorio. Dobbiamo unire le forze, a tutti i livelli, essere uniti negli obiettivi per il futuro della nostra provincia», dichiara a caldo.

Padrin si presenta a Palazzo Piloni in tarda mattinata. Quando ritira la scheda in cui è scritto solo il suo nome (dopo il passo indietro di Manfreda è stato necessario ristampare le 723 schede, che erano già pronte al momento della rinuncia del sindaco di Lozzo) ha votato il 14,52% degli aventi diritto. Alle 12 la percentuale sale al 17,60%, supera il 20 (21,50) alle 13. Votano in pochi all’ora di pranzo, la percentuale torna a salire nel pomeriggio (32,20% alle 17, attorno al 40% alle 20), per assestarsi sul definitivo 44,67%.

Poco prima di Padrin arriva Daniela Larese Filon. Che aveva sostenuto Manfreda. «Il sidnaco di Lozzo ha preso una decisione condivisibile perché dividere la provincia ora, visti gli appuntamenti che ci aspettano (in primis il referendum) sarebbe stato deleterio», dice. Impossibile sapere che scelta abbia fatto nel segreto dell’urna: le schede si possono anche annullare o lasciare bianche.

Che consiglio darebbe al nuovo presidente, comunque? «Padrin non arriva certo oggi a Palazzo Piloni, prende sulle spalle un carico di lavoro che ha già condiviso con noi», ricorda la Larese Filon. «Porti avanti quel lavoro puntando all’unità della provincia». Obiettivo che Padrin ha ben chiaro in mente.

Con il passare dei minuti, intanto, arrivano altri amministratori. Anche da lontano: votano sindaci e consiglieri da Auronzo, Domegge, Chies, Val di Zoldo, San Nicolò Comelico, Santo Stefano, Comelico Superiore, Rivamonte, Falcade, La Valle, Lorenzago, Ospitale, Quero-Vas. La maggior parte dei voti, nella mattinata, arriva dai Comuni con meno di tremila abitanti, quelli inseriti nella fascia A dove ogni voto pesa appena 62 punti. Molti amministratori si sono organizzati: arrivano le “comitive”, tre, quattro, cinque persone che hanno deciso di muovere una sola macchina per arrivare a Belluno. Valle e Vigo, per esempio.

Padrin si intrattiene con i colleghi, stringe mani, sorride, ringrazia. Anche chi, e sa chi sono, non ha certo firmato per la sua lista. Oggi a mezzogiorno Padrin si insedierà ufficialmente. Martedì ci sarà la prima “maggioranza” (che la Delrio non prevede, in verità, ma a Belluno è stata istituzionalizzata dalla Larese Filon). Primo punto all’ordine del giorno: il referendum del 22 ottobre. I tempi sono strettissimi e bisogna cominciare da subito a informare la popolazione. Sul tavolo di Padrin c’è anche il delicatissimo caso Veneto strade: devono ancora arrivare i 5 milioni per chiudere il 2017 e sul 2018 c’è un velo di nebbia. Il lavoro non gli mancherà.

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