Romano Bortolini, dal “Botegon” ai negozi Maja Dress: «Tanta passione per i nostri clienti»

Ha compiuto 80 anni lo storico commerciante agordino: «Papà Carlo mi ha insegnato che la qualità fa sempre la differenza»

Gianluca da Poian

il personaggio

Se si parla di passione nei confronti del proprio lavoro, di impegno nel mandare avanti un’attività, di capacità di saper guardare al futuro pur mantenendo le necessarie solide radici nel passato, ecco allora che può di certo venirvi in mente la figura di Romano Bortolini.

L’età anagrafica dice 80 anni compiuti giovedì, ma come si suol dire: ognuno ha l’età che si sente dentro. E Bortolini, da questo punto di vista, è ancora un giovanotto. Merito dello spirito dell’imprenditore agordino, abile nell’ereditare allora i segreti del mestiere da papà Carlo e di dare il via ad una storia commerciale di grande rilevanza e successo. Assieme ai figli Alvise edAlessio Bortolini - molto conosciuti anche come presidente ed allenatore della Canottieri Belluno di calcio a 5 -, è il titolare di cinque punti vendita Majadress e Bluedress dislocati tra Agordo, La Valle e Belluno.

«Una bella storia di famiglia, avviata da mio papà, originario di Follina, il quale non poteva andare in guerra a causa di un problema alla gamba, conseguente a una caduta da un albero. Così si spostò a Montebelluna, a sostituire i proprietari di una bottega tessile partiti per il conflitto. Avevano anche un punto vendita ad Agordo e di conseguenza si trasferì qui. Fin quando un giorno non aprì il negozio “Carlo Bortolini”, proprio come il suo nome. In realtà, però, la gente lo chiamava “Botègon”. D’altronde era davvero molto grande per l’epoca, nonché curato in ogni minimo dettaglio. I clienti provenivano da tutta Italia. Al suo interno vi erano i tessuti per i vestiti che poi confezionavano i vari sarti di Agordo, ma anche quelli da cui venivano ricavati materassi, coperte e così via. Nel frattempo io sono nato e cresciuto tra sensazioni visive, tattili ed olfattive. La lana, il cotone, il velluto... Ancora oggi mi affido all’istinto, quando scelgo un brand. Fin da piccolo, dunque, vivevo la bottega, osservavo come venivano serviti i clienti, la tipologia di rapporto instaurato con loro sempre basata sul rispetto».

Ci sta idealmente portando lì con voi, a quei tempi...

«Come non ricordare gli emigranti agordini che facevano ritorno a casa una o due volte l’anno ed acquistavano da mio papà i tessuti da portare con sé. O i pantaloni di velluto venduti ai rocciatori che salivano il Civetta, per non parlare dei calzari dei boscaioli. E ancora, le consegne della domenica ai piccoli negozi man mano nati nella vallata agordina. Senza dimenticare i viaggi a scegliere personalmente il materiale di qualità. Perché, vede, la qualità è quella che permette tutt’ora ai negozi di tenere alto il proprio nome, a fronte di un mondo commerciale che cambia. Mi riferisco in particolare all’avvento di internet».

Questa è passione, la avvertiamo dalle sue parole e di sicuro la percepisce anche chi ci sta leggendo.

«Pensi che eravamo in sei figli, ma nostro papà desiderava che ognuno di noi seguisse il suo percorso, non sentendosi vincolato al mandare avanti l’attività imprenditoriale. Io sono andato due anni all’università, poi però ho fatto ritorno a casa e gli ho detto: “Il mio posto è qui”. Da lì ho aperto il mio primo negozio a Falcade di maglieria Benetton. Si chiamava “La Maja”, tutti sanno cosa significhi in dialetto quella parola. Lo ideò Mario De Donà, in arte Eronda, noto grafico e designer locale. Maja Dress arrivò sempre per merito suo: della serie, “vesti la maja”, però con un tocco internazionale. Ora siamo a cinque punti vendita: due ad Agordo, due a Belluno ed uno a La Valle. Ed ogni giorno i clienti mi trovano in bottega».

Di sicuro è ancora lì il suo posto. Ed anche dei suoi figli Alvise ed Alessio, che sono dei veri e propri figli d’arte...

«Loro stanno vivendo ancora questo mondo. Gli altri due, Carlo e Giulia, si sono interessati ad altri ambiti con altrettanta soddisfazione. Sono tutti e quattro il mio orgoglio, assieme ai nipoti. Quanto ad Agordo dove ancora oggi vivo, l’ho vista rinascere anche grazie alla lungimiranza di mio papà. Fu sindaco e presidente della Comunità Montana. Tra i vari provvedimenti presi, anche quello di concedere a titolo gratuito il terreno a Leonardo Del Vecchio per il primo stabilimento Luxottica…».

Per concludere, ci sveli il segreto di un grande imprenditore - commerciante.

«Non pretendo di insegnare nulla a nessuno. Credo però che alla base vi sia puntualità e l’esserci sempre, il curare il rapporto con i clienti, l’offrire loro il meglio. E la passione, che mi accompagna tutt’ora».

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