Rondini, cartina di tornasole del grado di inquinamento
BELLUNO. Le rondini stanno scomparendo, segno che l’ambiente si è modificato e non rappresenta più un habitat favorevole per questi uccelli. Ma, per fortuna, ci sono ancora dei posti, come dimostra la stessa Belluno, dove questi volatili si trovano bene, tanto che tornano ogni anno.
Secondo il vice comandante del Corpo Forestale dello Stato, Isidoro Furlan, i cambiamenti climatici uniti a quelli delle abitudini umane hanno influito non poco sulla presenza o meno di questi volatili. «Anche in montagna è cambiato lo stile di vita, ci sono sempre meno stalle ad esempio. E gli stessi allevatori se ne sono accorti», precisa Furlan. «Infatti, le rondini facevano il nido vicino alle stalle e mangiavano le mosche e gli insetti che giravano intorno al ricovero degli animali, tenendoli più puliti, ma anche facilitando le condizioni di vita dei bovini ed ovini. Ma ora non è più così. Vicino alle stalle di nidi non se ne vedono più».
Il vice comandante parla anche della scomparsa dei rondoni «che sono i più veloci al mondo potendo raggiungere 320 km all’ora. Vivono sui tetti dei grandi palazzi, delle chiese e anche loro si cibano di insetti. Possiamo dire», prosegue Furlan, «che le rondini sono un po’ la cartina di tornasole dell’inquinamento complessivo del nostro pianeta: meno ce ne sono più c’è inquinamento». Ed è per questo che il vice capo dei forestali raccomanda «ai cittadini di non rompere i nidi che ci sono a Belluno e in altre parti della provincia. Lo so che producono molto guano e può dare fastidio, ma il sistema per evitare problemi è quello di mettere sotto la loro “casetta” di rami e fango la cosiddetta soglia di legno, un pezzetto di compensato che raccolga i loro escrementi. A fine stagione si può toglierlo e buttarlo o pulirlo. Ma per favore non toccate i nidi e non rompete le uova, sono troppo preziose le nostre rondini».
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi