Rsa di Pullir, più sicurezza con altre 100 ore di lavoro
CESIOMAGGIORE. Venticinque ore in più alla settimana, per un totale di cento ore al mese, sono quelle che paga in più l’Usl Dolomiti alla Kcs, cooperativa che gestisce le strutture di riconversione psichiatrica, per favorire la sicurezza dei lavoratori rispetto a più di un caso di non facile gestione. «Il progetto sull’assistenza mirata che riguarda in particolare un ospite delle strutture è stato approvato dall’azienda sanitaria che finanzia cento ore in più rispetto alla quota prevista in capitolato», riferisce il segretario Uil Gino Comacchio, reduce assieme ai colleghi delle sigle sindacali Cisl e Cgil, da un incontro con le rsu delle strutture di Pullir, alla presenza dei vertici della Kcs.
«Adesso, per il principio della condivisione, porteremo ai lavoratori la proposta di una nuova organizzazione del lavoro, messa in atto dalla cooperativa. La nuova organizzazione prevede che questo monte ore aggiuntivo sia spalmato sui turni dei dipendenti, in maniera razionale e funzionale, non solo ai fini dell’adeguamento economico, ma soprattutto della sicurezza. Si farà in modo cioè che ci siano almeno due operatori in turno di reparto, anche se il collega si deve staccare per accompagnare gli ospiti fuori dalla struttura».
L’adeguamento orario produce infatti una continuità assistenziale a tutela soprattutto dei dipendenti. A quanto hanno riferito i vertici della Kcs ai sindacati e alle rsu, già dal prossimo mese di giugno le ore aggiuntive finanziate serviranno a rinnovare l'organizzazione del lavoro «avendo fatto un passaggio con i dipendenti», si evidenzia dal sindacato, «per una modulazione nell’articolazione dell’orario».
Con le ore in più, i dipendenti dovrebbero poter arrivare alle 36 ore settimanali. Sempre sul piano della sicurezza dei lavoratori, dal sindacalista Comacchio è venuto l’invito alla Kcs di «fare una verifica costante sullo stato di adeguatezza dei mezzi impiegati per l’accompagnamento degli ospiti e di fornire una specie di vademecum sull’utilizzo degli stessi in modo tale che non siano lasciati alla singola iniziativa».
Il riferimento va ai posti a sedere sui messi attrezzati: a titolo d’esempio, se il mezzo è omologato per cinque persone, non ne possono essere caricate sei. Primo, per non mettere a repentaglio l’incolumità del trasportato. Secondo, perché la responsabilità civile e pecuniaria , in caso di sanzione, ricade sul conducente.
Laura Milano
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