Ruba a casa di un carabiniere sotto gli occhi di un rottweiler
CENCENIGHE. Ruba a casa di un carabiniere, malgrado la presenza un rottweiler da una settantina di chili in giardino. Un cane da compagnia e non da guardia, che al massimo può aver abbaiato in modo poco convincente. Ma sicuramente non ha scodinzolato. Secondo la ricostruzione dei carabinieri di Cencenighe e nel Nucleo radiomobile di Belluno, Carlo Manfroi ha sfondato la portafinestra del salotto dell’abitazione di un appuntato, nella frazione di Chenet, e se n’è andato con bigiotteria, telefoni cellulari, macchina fotografica, videocamera e più di cento euro. L’uomo è a processo soprattutto per furto in appartamento. Non lavorava ormai da quattro anni fa e un altro militare agordino ha spiegato il licenziamento per giusta causa da parte di un’importante azienda del posto, perché sorpreso a rubare degli occhiali.
Chenet è una località già scomoda da raggiungere e, in quel periodo, la strada di accesso era chiusa, pertanto bisognava percorrere un tracciato silvo-pastorale. Non solo per raggiungere il posto di lavoro, ma anche per salire sullo scuolabus. Ma una volta arrivati alla casa presa di mira, c’era anche un altro problema da risolvere: la presenza dell’imponente quadrupede domestico. Un cucciolone che avrebbe anche potuto non essere d’accordo con il tentativo di forzare la porta finestra e introdursi nell’appartamento dei suoi padroni: il pubblico ministero Gulli ha chiesto a tutti i testimoni se il cane fosse stato sedato o meno, ricevendo la stessa risposta: no. Semplicemente non ha opposto un’eccessiva resistenza.
La padrona di casa lavora in un negozio di alimentari e ha visto l’imputato lo stesso giorno del furto. Era andato nel negozio a fare la spesa, ma a sentire lei soprattutto per crearsi un alibi. Le ha detto di aver visto un uomo tra i 25 e i 30 anni con i capelli ricci allontanarsi dal giardino: «Vuoi vedere che ti hanno rubato in casa?» le ha detto e le ha chiesto più volte se aveva dei sospetti su qualcuno. Questo può averlo incastrato, premesso che i sospetti si erano concentrati su di lui. Un’altra persona, molto conosciuta in vallata, si è offerta di fare delle indagini personali, ma è stata caldamente invitata a non intromettersi, perché il compito era dei carabinieri. Tra le cose da chiarire, anche un paio di guanti che l’imputato ha usato per fare dei lavori di falegnameria. Chiari e abbastanza usurati. Dov’erano?
Sentiti anche la figlia della parte offesa e un vicino di casa, che abita di sopra ed è stato invitato a dare un’occhiata dal balcone. C’erano dei vetri anche all’esterno della porta finestra? Di sicuro il cane era tranquillo. Manfroi è difeso dall’avvocato Gandin e il giudice Berletti ha rinviato per sentire degli altri testimoni all’udienza al 13 giugno, alle 11.
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