Rubata la bandiera tricolore dalla lapide per Mattmark

Pieve, il furto è stato scoperto mercoledì sera dal sindaco Ciotti che ha procurato una nuova bandiera L’iscrizione dedicata ai tre lavoratori del paese morti nella tragedia è stata inaugurata ieri mattina

PIEVE DI CADORE. Ha avuto un prologo amaro e incivile la cerimonia in ricordo della tragedia di Mattmark programmata per ieri mattina a Sottocastello: ignoti, mercoledì, hanno rubato la bandiera tricolore posata sulla lapide a ricordo dei tre cittadini di Pieve caduti nella tragedia del 1965. Il furto è stato scoperto mercoledì sera dal sindaco Maria Antonia Ciotti, che si era recata in cimitero per assicurarsi che fosse tutto in ordine in vista delle cerimonia di ieri mattina.

«È stato un grande dolore constatare l’atto vandalico completamente immotivato», afferma il sindaco Ciotti. «Già in serata ho provveduto a ricoprire la lapide con una nuova bandiera».

A parte l’atto inconcepibile, la giornata del ricordo a Sottocastello ieri è iniziata con la messa celebrata da monsignor Diego Soravia in una chiesa di San Lorenzo affollata non solo dagli abitanti della frazione, tra i quali i familiari dei tre giovani morti nella tragedia, ma anche dai loro colleghi di Domegge e Lorenzago sopravissuti a Mattmark. Tra le autorità il sindaco di Pieve con la giunta, Oscar De Bona, presidente dell’Abm, accompagnato da Ruggero Valmassoi e dal consiglio della Famiglia emigranti ed ex emigrati del Cadore.

Al termine della cerimonia, in corteo, i partecipanti alla funzione religiosa si sono trasferiti al camposanto di Pieve – Sottocastello, dove sulla parte destra dell’atrio della nuova cappella è stata montata la lapide marmorea voluta dal Comune di Pieve che ricorda sia la data della tragedia che i nomi dei caduti: Fiorenzo Ciotti, di 23 anni, Pietro Lesana di 31 ed Enzo Tabacchi di 24.

Nella brevi parole che hanno preceduto lo scoprimento della lapide, dal sindaco Ciotti è venuto un messaggio di condivisione al dolore per tutti coloro che perdono la vita sul lavoro. «La cerimonia di oggi», ha affermato, «oltre che per ricordare i nostri concittadini tragicamente scomparsi, vuole essere un segno di condivisione per tutti coloro che muoiono per guadagnare il pane per le loro famiglie. Anche nel nostro Veneto, nella nostra Italia e in ogni posto del mondo. Il lavoro è ciò che dà dignità all’uomo».

Ha poi preso la parola Ruggero Valmassoi, che ha esortato tutti a non dimenticare Mattmark: «Nella lapide posta sul luogo della tragedia a ricordo dell’evento c’è scritta una frase importante: “Morti sotto il ghiaccio, vivi nella memoria”».

È quindi intervenuto il presidente Abm, De Bona, che dopo aver ricordato che tra pochi giorni a Belluno sarà proiettato un film girato da una televisione svizzera sui 50 anni di Mattmark, ha annunciato la partenza alla volta della Svizzera della delegazione bellunese, con anche il vescovo Andrich e il settosegretario Bressa, per le celebrazioni ufficiali del cinquantenario.

Vittore Doro

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