S. Stefano festeggia Andrea Zanzotto per i suoi 90 anni
"Mio padre era perseguitato politico poi trovò lavoro a Santo Stefano di Cadore...". Con queste parole Andrea Zanzotto, il più grande poeta italiano vivente, spiega il suo rapporto di gratitudine nei confronti del paese cadorino
Il poeta veneto Andrea Zanzotto compie 90 anni il prossimo 10 ottobre
«I miei genitori hanno patito a lungo, perché mio padre era perseguitato politico, qui gli negavano l'impiego e dovette trascorrere lunghi periodi in Francia. Poi trovò lavoro a Santo Stefano di Cadore, grazie a una tradizione di libertà che non teneva conto dei divieti». Andrea Zanzotto, il più grande poeta italiano vivente, sintetizza così il suo speciale rapporto di gratitudine nei confronti di Santo Stefano di Cadore.
Lo ha fatto in una recente, bellissima intervista concessa a Paolo Di Stefano e pubblicata sul Corriere della Sera il 28 marzo scorso, in cui ripercorre la sua vita alla soglia dei 90 anni. Proprio il 10 ottobre scoccherà per il poeta il giorno del genetliaco e tutta l'Italia si appresta a festeggiarlo. Perché di una festa si tratta, di un ringraziamento che l'intero Paese deve ad una delle menti più lucide e fertili, ma anche appassionate e tenaci.
Andrea Zanzotto non è, infatti, solo poeta, e che poeta! E' anche e soprattutto testimone inossidabile di una tensione civile, parola incarnata nell'oggi, che non ha mai avuto tentennamenti nell'intraprendere, quando necessario, la strada difficile e spesso impopolare della denuncia, in difesa del paesaggio come dell'unità d'Italia, della libertà come della letteratura. La radice di questa voce alta e profonda la si ritrova proprio nel ricordo del padre Giovanni, professore di disegno, decoratore e pittore, socialista e cattolico, costretto ad allontanarsi dal paese di origine, Pieve di Soligo in provincia di Treviso, per le continue minacce dei fascisti dopo che aveva lodato pubblicamente Matteotti. Ed è qui che scatta il rapporto privilegiato con Santo Stefano di Cadore, un legame speciale, quasi da figlio, che è stato dallo stesso poeta riconosciuto in uno scritto altamente poetico (vedi box) vergato nel 1989 e immortalato dal Comune di Santo Stefano in una lapide che fa bella mostra di sé proprio all'ingresso dal Palazzo del Municipio, in piazza Roma.
L'amministrazione di Santo Stefano rende ora omaggio al suo cittadino onorario Andrea Zanzotto, alla soglia dei 90 anni, con l'operazione "Gioia al Poeta": una delegazione guidata dal sindaco Alessandra Buzzo, e composta fra gli altri dal presidente della Regola di Costalissoio Valerio De Bettin, si recherà, infatti, il pomeriggio del 10 ottobre a Pieve di Soligo per porgere personalmente gli auguri al poeta ed anche per portargli due significativi omaggi. Si tratta di due ingrandimenti fotografici raffiguranti Santo Stefano sotto la neve, al tempo della permanenza di Zanzotto in paese, con la trattoria "Al cacciatore", dove consumava i pasti con il papà; e poi l'encausto della S.S. Trinità realizzato nel 1929 dal padre Giovanni nella chiesa di Costalissoio, con il figlio Andrea che da bravo "garzone" gli dava una mano. L'encausto (o incausto) è un'antica tecnica pittorica in cui i pigmenti vengono mescolati a cera punica (che ha la funzione di legante), mantenuti liquidi dentro un braciere e stesi sul muro con un pennello o una spatola, e poi fissati a caldo con arnesi di metallo chiamati cauteri o cestri. Con questa tecnica Giovanni Zanzotto realizzò la S.S. Trinità, che è posta dietro l'altare della chiesa di Costalissoio, le figure di Santa Marta e San Matteo, ai lati della navata, e i quattro Evangelisti, posti nella cupola centrale. Il padre di Zanzotto ha lasciato a Santo Stefano anche le fasce decorative del municipio in entrata, in sala consiglio e nell'ufficio del sindaco, e ai suoi disegni si devono anche i ferri battuti ed i lampadari in ferro.
Al suo figlio Andrea Zanzotto, quindi, il Comune rivolge un deferente omaggio in occasione dei 90 anni, ricordandolo con affetto quando era bambino e accompagnava il padre nella sua avventura a Santo Stefano. Giovanni Zanzotto, socialista, fuggiva in montagna verso una libertà che gli consentiva di lavorare e di mantenere la famiglia: era stato assunto dal Consorzio intercomunale per la scuola industriale di Santo Stefano, che aveva sede allora in via Udine. Per non rimanere solo, salendo da Pieve di Soligo in bicicletta, su strade piene di sassi, portava con sé il piccolo Andrea, che iniziava così una nuova avventura. "Fu tra quelle luci, ombre e colori, fra i boschi e i ruscelli e il Piave bambino come ero io, - scrive il poeta - che cominciai a prendere coscienza di un amore per la natura originaria in cui è la fonte di ogni poesia...". E a respirare l'aria della libertà.
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