Sabotaggio Dolomitibus «La chiave nel cruscotto»

Tolta l’aria alla corriera messa di traverso ma poteva comunque essere spostata Quattro gli imputati feltrini e «due di loro telefonavano probabilmente a Belluno»
Di Gigi Sosso
Feltre, stazione degli autobusI mezzi Dolomitibus parcheggiati alla stazione ferroviaria Domani si fermano i pullman della Dolomitibus
Feltre, stazione degli autobusI mezzi Dolomitibus parcheggiati alla stazione ferroviaria Domani si fermano i pullman della Dolomitibus

FELTRE. Due corriere messe di traverso, una sul cancello del deposito di Belluno e la numero 32 su quello di Feltre. Un’azione di sabotaggio coordinata ai danni di Dolomitibus. Se ne è parlato nel processo per interruzione di pubblico servizio a carico di quattro dipendenti feltrini per la manifestazione non autorizzata (nessuno sapeva dello sciopero) del 24 gennaio di tre anni fa: imputati Renato Marchet (difeso dalla veronese Righetti), Claudio Tonin, Daniele Conz e Danilo Dal Zotto (che si sono affidati ad Antinucci e Pregaglia). L’azienda del trasporto pubblico bellunese ha ritirato la querela, ma questo non vuol dire che il procedimento penale si fermi.

A Feltre, qualcuno aveva tolto l’aria del pullman e non si sapeva dove fossero le chiavi. In realtà, saranno trovate al loro posto: nel cruscotto, tanto che alle 8.30 il bus verrà spostato. Era comunque lì messo di traverso da prima delle 5.20.

Il responsabile dei turni arriva al deposito di Belluno alle 6.30 e trova l’autobus nero - il simbolo della protesta contro il passaggio di quote da Ratp Dev a Cortina Express - messo in mezzo al varco. Viene informato che a Feltre c’è un caso simile. Ieri ha raccontato quello che è accaduto: i lavoratori erano in agitazione, ma lui non sapeva di uno sciopero, solo di un presidio; sta di fatto che gli altri autobus non possono uscire. L’azienda gli chiede una relazione su quello che succede a Feltre. C’è scritto che alle 5.20 arriva il garagista Marchet; poi Tonin alle 6.08 per uscire dieci minuti dopo; Conz, che ha la corsa alle 6.49 e Dal Zotto, che invece doveva uscire alle 12.49.

Proprio Marchet telefona a un collega, che opera all’agenzia, a 500 metri dal deposito, per avvertirlo di quello che sta succedendo. Quest’ultimo è arrivato al lavoro alle 5.40 e ha incrociato diverse persone, compresi i quattro imputati. Marchet della Cisl e Tonin della Cgil si appartano per telefonare a qualcuno e l’ipotesi è che si confrontino con i colleghi di Belluno, il che farebbe pensare a un’azione coordinata. I ricordi non sono precisissimi, rispetto a quanto dichiarato ai carabinieri all’epoca dei fatti, ma in definitiva il testimone non sa di cosa parlassero. Nel processo si è parlato anche della chiave dell’autobus che non si sa dove sia, anche se poi viene trovata nel cruscotto. Quella mattina c’era anche un autista della Dolomiti Express che ha incontrato lo stesso inconveniente degli altri autisti, non è riuscito a partire, tra le 5.35 e le 5.40. Nel corso della sua deposizione, ha inizialmente dichiarato che è stato il garagista il primo ad arrivare, in seguito si è permesso una rettifica: «Tutti hanno le chiavi, ma siamo noi ad aprire e chiudere».

Mancano altri due testi del pubblico ministero, che saranno sentiti dalle 10.30 del 13 ottobre. Uno è un carabiniere e l’altro fa parte di Dolomitibus.

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