Sacconi: «La provincia d Belluno non fugga dal Veneto»

Il ministro contrario ai referendum: «Va valorizzato ciò che si ha»
Sacconi al taglio del nastro e con il gelato in mano
Sacconi al taglio del nastro e con il gelato in mano
LONGARONE. Non è un no draconiano, quello del ministro del lavoro Maurizio Sacconi, alla fuga dei Comuni di confine verso il Friuli, piuttosto che in direzione di Trento o Bolzano. Ma, seppur espresso in termini tanto prudenti quanto cortesi, è comunque un no. «In tempi complessi come quelli di oggi - afferma a margine dell'inaugurazione della Mostra del gelato - non è saggio intraprendere scorciatoie. Perché? Sono mere illusioni». Il sindaco di Longarone Roberto Padrin lo ascolta e annuisce. Anche Longarone, infatti, è un comune di confine, ma questa strada non ha mai voluto intraprenderla. Sacconi parte da lontano, per arrivare a sconsigliare la fuga: sia a quelli della prim'ora, sia a quanti vogliono il referendum, ma pure ai più recenti assertori dello smottamento confinario. Parla degli alluvionati, il ministro, ma non solo. Denuncia che c'è stato chi, fra coloro che non sono stati colpiti dal maltempo, ha inteso amplificare le ansietà. E' quanto sta accadendo - prova a chiedere il cronista - anche sulla frontiera di chi ingigantisce il disagio della provincia di Belluno per motivare la fuga oltre confine?. «Ognuno iscriva quelli che vuole nella categoria che ho descritto - risponde il ministro -. Non dobbiamo mai scappare dalla condizione nella quale siamo, ma cercare di sviluppare tutte le potenzialità che ci sono. Siamo tentati dal cercare scorciatoie in questo tempo ma dobbiamo individuare soluzioni sostenibili perché le scorciatoie sono sempre un'illusione». Visitando le gelaterie artigianali presenti in fiera, Sacconi invita a prendere a modello questi "artisti" che hanno girato il mondo, senza mai rinunciare alle loro radici. E se la prende - «giustamente», come osserva il presidente Oscar De Bona, con gli industriali del gelato, che in Europa facendo pressing contro gli artigiani, per marginalizzarli. E questo attraverso vincoli che il ministro stesso definisce assurdamente formalisti. Si tratta di «grandi interessi organizzati» che tentano in ogni modo di «far valere la loro ragione», affinché la Comunità europea esasperi la pazienza dei piccoli gelatieri con nuove formalità. «Questi signori non fanno sicuramente il bene comune», afferma Sacconi, «il Governo invece difenderà la produzione artigianale». E informa di aver incaricato l'europarlamentare trevigiano Cancian perché su questo fronte eserciti la più decisa opposizione. Dai gelatieri, d'altra parte, c'è molto da imparare. Il ministro, annunciando una campagna governativa per la rivalutazione del lavoro manuale, prende a modello le loro capacità di confezionare prodotti superlativi. «Dalla Mig emerge un messaggio nel senso che sono ripartiti i consumi. Pensiamo alla Germania, che è il paese d'attività dei nostri maestri gelatieri e nel quale i consumi si sono positivamente orientati. In questo contesto dobbiamo difendere il gelato artigianale rispetto a qualche tentazione che in ambito comunitario si è manifestata su sollecitazione delle produzioni industriali». Ma difenderlo perchè? «Perché è di qualità ed esprime un legame con i sapori del territorio. Il gelato artigianale ci consente di far apprezzare il lavoro manuale e di dare una risposta anche in termini di auto-impiego». Sacconi infine racconta di un'indagine dell'università di Amsterdam, commissionata dall'Istituto del gelato italiano, dalla quale risulta che l'86% di chi gusta un cono ha sul volto tratti di felicità che prima non dimostrava. E la percentuale, per quanto riguarda gli italiani, è superiore addirittura di 22 punti a quella (64%) riscontrata dai consumatori di gelato artigianale di altri Paesi europei. «Il ministro Tremonti non mi consentirà, per motivi di bilancio, una distribuzione gratuita di gelato artigianale, allora vi invito a mangiare un cono per guardare con più ottimismo alla realtà».

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