Safilo, già tagliato il trasporto dei dipendenti

Resta in piedi fino a dicembre quello da e per Vittorio Veneto. Sindacati preoccupati per il futuro dello stabilimento


Tagliato a partire da luglio il trasporto dedicato ai lavoratori di Safilo in provincia di Belluno, quello da e per Vittorio Veneto, invece, sarà cancellato a gennaio. Un servizio importantissimo: le corriere, infatti, venivano utilizzate da centinaia di persone ed erano pagate dall’azienda.

L’annuncio dell’eliminazione dei collegamenti, dato a maggio, aveva preoccupato i lavoratori, che avevano anche scioperato per manifestare i loro timori sul futuro della fabbrica di occhiali. La situazione da allora non è certo migliorata, come hanno dimostrato i numeri presentati qualche giorno fa dall’amministratore delegato Trocchia relativamente al primo semestre 2018. Un quadro pesante di cui si parlerà al rientro dalle ferie estive, quando i sindacati di categoria incontreranno l’assemblea con i lavoratori. Sul piatto ci sono esuberi (quanti ancora non si sa di preciso), sicuramente tanti, visto che a fine 2017 erano già 300 complessivamente, di cui 200 soltanto nello stabilimento longaronese.

«La situazione non è facile», precisa Rosario Martines della Uiltec Uil. «Anche se non abbiamo parlato di numeri nell’incontro con l’amministratore delegato la settimana scorsa, il quadro presentatoci non può che preoccupare. E molto. D’altra parte», sottolinea ancora Martines, «queste notizie non ci hanno sorpreso più di tanto, visto che l’andamento della produzione è sotto gli occhi di tutti. Quando l’amministratore delegato ha parlato della volontà di portare in porto una barca più piccola di quella che era partita, il riferimento ai tagli dei dipendenti era più che chiaro».

Il sindacalista non intende parlare di esuberi, ma evidenzia che «finora abbiamo cercato di governare i 200 posti a rischio con tutti gli ammortizzatori sociali a nostra disposizione. Abbiamo avviato la cassa integrazione ordinaria, abbiamo ampliato nel corso dei mesi il ricorso al part time, con tutte le criticità che questo comporta nella gestione del lavoro, e così pure è aumentata la produzione a giornata. Vanno considerati anche i 35 dipendenti che, per pensionamento o volontariamente, sono usciti in questi mesi dallo stabilimento di Longarone. A questi si aggiungono gli altri 15 dimessi dalle altre fabbriche del gruppo. Quello che chiederemo all’azienda, al rientro dalla ferie, è di governare gli esuberi, con questi strumenti».

Per il sindacato, comunque, una nuova organizzazione del lavoro è scontata e inevitabile. Il punto fermo, però, «deve rimanere la gestione collettiva della situazione, non dobbiamo lasciare a casa nessuno. Questa è la nostra priorità», conclude Martines.

A fine agosto, quando la produzione riprenderà, oltre all’assemblea con i dipendenti, i sindacati avvieranno anche la discussione con i vertici aziendali per capire meglio come la società intenda organizzare questo nuovo piano industriale per recuperare la redditività degli stabilimenti. In poche parole, si tratterà di definire a tavolino come governare gli esuberi. —




 

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