Safilo investe e punta tutto su Longarone

Il piano industriale prevede ammodernamento dei macchinari, assunzioni e gran parte della produzione realizzata nel Bellunese

LONGARONE. Safilo torna a produrre in Italia, soprattutto a Longarone, investendo 4 dei 60 milioni di euro previsti da qui al 2020 per la modernizzazione degli impianti. E si prevede l’apertura a nuovi posti di lavoro.

Sono questi alcuni dei punti del piano industriale 2020 presentato dal gruppo Safilo ai sindacati e alle rsu e che porterà a una trasformazione dello stabilimento di Longarone.

Il progetto in questione fa parte del piano di rinnovamento complessivo della catena industriale di Safilo, pensato con un duplice obiettivo: mantenere il primato della produzione italiana di occhiali; preservare e valorizzare la tradizione cadorina, di cui Safilo è tra i fondatori.

Il Made in Italy. «Uno degli obiettivi del piano strategico è quello di riportare la produzione degli occhiali e dei suoi componenti all’interno degli stabilimenti italiani, in primis a Longarone, oltre a Santa Maria di Sala e Martignacco. La produzione in Italia passerà così dal 30% dello scorso anno al 70% del 2020», dicono dall’azienda, «a fronte di un investimento che arriverà a circa 60 milioni di euro. Soldi che serviranno a modernizzare gli impianti e a portare a un livello ancora superiore la capacità di servire il mercato, migliorando il lead time di produzione, la qualità del prodotto, l’inventario e la gestione dei costi».

1300 lavoratori a Longarone. Attualmente a Longarone sono occupati quasi 1.300 lavoratori e lo stabilimento, principalmente dedicato alle lavorazioni del metallo, è il più grande dei quattro italiani tra Veneto, Friuli e Lombardia (Lenti -Bergamo, recentemente acquisito al 100%).

L’importanza del welfare. Per l’azienda, propedeutico alla definizione del piano di trasformazione di Longarone «è stato l’accordo integrativo di welfare siglato a febbraio 2016, che riconosce a tutti i lavoratori Safilo il contributo al successo delle strategie e ai risultati aziendali».

«L’accordo, infatti, riflette la convinzione che gli interessi dell'azienda e dei suoi lavoratori sono inseparabili, come dichiarato nel Codice dei principi, valori e competenze aziendale. Particolare attenzione è stata inoltre posta al tema dei Flexible Benefit, un sistema che vede al centro il benessere dei propri collaboratori, con strumenti innovativi e più efficaci di quelli ordinariamente utilizzati».

I risultati del semestre 2016. Grazie al nuovo piano, nei primi sei mesi del 2016 a Longarone sono entrati 250 nuovi lavoratori e sono stati investiti oltre 4 milioni di euro in nuove tecnologie, innovazione e capacità. L’aumento della capacità produttiva ha toccato quota 25%, mentre le ore prodotte nel primo semestre 2016 rispetto al primo semestre 2015 sono aumentate del 30%; balzo del 32% per quel che riguarda i pezzi prodotti nel secondo trimestre 2016 rispetto ai tre mesi precedenti; riduzione del 51% degli scarti di processo.

Nuova organizzazione per la produzione. L’azienda ha presentato la necessità di revisionare il disegno organizzativo, le modalità operative, le competenze, i flussi, i macchinari, le condizioni di lavoro, le dotazioni e gli strumenti.

«Tale percorso coinvolgerà tutto il personale dello stabilimento longaronese, che verrà chiamato a contribuire al cambiamento per rispondere con agilità ed efficacia alle sfide poste dai mercati e per poter mantenere e sviluppare ulteriormente l’artigianalità».

Le aree di intervento dell’azienda. L’azienda intende lavorare su vari fronti. Tra questi il “supporto tecnico”, per portare in fabbrica innovazione; l’area tecnologica, per aumentare l’efficienza dei processi produttivi tramite l’eliminazione degli sprechi e l’evoluzione dei cicli di lavoro, dando massima attenzione all’ergonomia e alla manutenzione delle macchine; la “pianificazione integrata” servirà a garantire i volumi in linea con il fabbisogno. Al lavoro anche per eliminare le cause che generano difetti durante il processo produttivo.

La formazione del personale. Il percorso di modernizzazione intrapreso «prevede», dice l’azienda, «una fase necessaria di rigenerazione del talento per le persone occupate nello stabilimento».

Sono stati avviati piani di formazione, mentre altri sono in programma nel corso dei prossimi mesi e per tutto il 2017 per lo sviluppo delle competenze individuali e per istituire un approccio sistematico alle diverse problematiche di stabilimento.

Previsti anche specifici e mirati inserimenti dall’esterno che riguarderanno ruoli e competenze ad oggi non presenti nella struttura e che contribuiranno alla creazione e allo sviluppo delle competenze necessarie al rilancio dello stabilimento di Longarone.

Il sindaco Padrin soddisfatto. «Dopo le difficoltà di qualche anno fa», commenta il sindaco di Longarone, Roberto Padrin, «intervenute dopo la perdita del marchio Armani, queste notizie non possono fare che piacere e non possono che confermare l’ottimo stato di salute dell’occhialera in provincia di Belluno, oltre alla qualità che da sempre essa riesce a esprimere».

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