Sala: «Temiamo le infezioni e il colera»

Inizia la discesa verso valle per l'alpinista di Borca di Cadore: «Ci attendono cinque giorni da incubo. Non sappiamo cosa troveremo lungo il cammino»

BORCA DI CADORE. Stanno tutti bene i bellunesi in Nepal. Per Marco Sala e i compagni di avventura Mario Vielmo, Annalisa Fioretti, Sebastiano Valentini e Claudio Tessarolo inizia oggi una nuova avventura. Lasceranno il Laboratorio Piramide gestito dall’associazione Evk2Cnr, a 5.050 metri di quota sul versante nepalese del monte Everest, per scendere a Namche, località che si trova a 3.800 metri di quota.

Guido Salton, trevisano di origine, gestore del rifugio Biella di Cortina, è riuscito nei giorni scorsi a contattare i familiari. Si trova nella valle del Khumbhu, sta dormendo in tenda, ma ha rassicurato tutti: sta bene e ha viveri, c'è solo una difficoltà nelle comunicazioni.

Vincenzo Gaspari, che era nel trekking che seguiva la spedizione di Sala verso il Lhotse, è già rientrato in Italia. Sta bene anche Roberto Paracone di Domegge, che ieri sul profilo Facebook ha inserito nuove foto del Nepal.

L'avventura ricomincia oggi per Sala, l'alpinista di Borca, che era in Nepal per raggiungere con i suoi compagni la parete ovest del Lhotse a 8.516 metri.

«Qui in Piramide stiamo bene», ci ha detto ieri Sala, contattato via Skype, «fa freddo, dentro ci sono 7 gradi e camminiamo in continuo per scaldarci; le stufette non funzionano, fuori nevica, ma abbiamo da mangiare e da bere. Niente a che vedere con il dramma delle zone terremotate a valle. Noi siamo vivi e di questo siamo contenti. Ci sentiamo miracolati. Domani (oggi per chi legge ndr) proveremo a spingerci a valle e questo ci preoccupa».

Cosa vi angoscia?

«Temiamo le infezioni», risponde Sala, «qui parlano di epidemie e non c'è da star sereni. Il terremoto ha fatto miglia di vittime, manca l'acqua potabile e tra i cadaveri e la sporcizia si prospetta il pericolo di colera o di altre malattie del genere. Non sappiamo cosa riusciremo a trovare lungo il cammino. Qui in Piramide abbiamo una tecnologia straordinaria e siamo in contatto con tutti, ma dai sentieri che portano a valle non arriva nessuna notizia. Non sappiamo se le vie di comunicazione esistono ancora, su quale terreno dovremo camminare, se sono previste nuove scosse di terremoto. C'è poi il grosso problema dell'acqua potabile e in quota, si sa, per non disidratarsi bisognerebbe bere 4-5 litri di acqua al giorno. E non dimentichiamo che tanti lodge (strutture dove vengono alloggiati i trekkers ndr) sono crollati, quindi non sappiamo se avremo un riparo per le notti a seguire. Dormire all'addiaccio sopra i 3 mila metri è quasi impensabile, quindi probabilmente continueremo a camminare».

Che tipo di itinerario vi siete prefissati?

«Avremo tre giorni di cammino intenso, giorno e notte, per raggiungere Namche e da lì ci spingeremo verso Lukla, dove ci attende un vero disastro. C'è un ammassamento di gente incredibile e quindi ci auguriamo di riuscire ad abbandonare in fretta l'area per raggiungere Kathmandu, dove proveremo a imbarcarci sul primo volo internazionale disponibile. L'obiettivo è lasciare il Nepal il prima possibile», conclude Sala, «nei prossimi giorni di sicuro non avremo modo di comunicare. Tranquillizzate tutti. Dì che per ora stiamo bene e che stiamo cercando di far ritorno a casa. Che Dio ci assista in questa discesa».

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