Saldi mai andati così male vendite calate di oltre il 15%
BELLUNO. I saldi non sono mai andati così male. Complice anche il maltempo che sicuramente non ha invogliato a comprare costumi da bagno, canotte o pantaloncini corti. Tanto che il comparto moda di Confcommercio sta pensando di chiedere la calamità naturale.
Nel giorno della chiusura delle vendite a prezzo scontato, a stilare un quadro vicino al tragico è il presidente di Federmoda Belluno, Vittorio Zampieri. «I primi giorni c'è stata la ressa nei negozi, poi il flusso si è assestato su una normalità che quest’anno è stata critica, molto critica. I risultati di questi saldi estivi sono decisamente peggiori dell'anno scorso. Non ha aiutato di certo la pioggia battente ma neppure il turismo che qui non si è visto, checché se ne dica. E questo ha fatto sì che molta merce sia rimasta invenduta. Pertanto, come associazione Moda Italia di Belluno, su iniziativa del presidente regionale, stiamo raccogliendo i dati per chiedere lo stato di calamità alla Regione».
«Capita che si abbia una stagione brutta che però viene recuperata dalla successiva, ma quest’anno abbiamo avuto un inverno impossibile e un’estate che ha lasciato tutti a bocca asciutta, per le abbondanti piogge. E il meteo ha fatto allontanare anche i turisti che non si sono visti. Anzi, venivano qua un paio di giorni e poi scappavano via», dice Zampieri che aggiunge: «A questo punto se non viene neve in inverno non solo saltano i negozi ma anche le aziende turistiche».
Ma per il vicepresidente di Federmoda Belluno, Antonio Barp non tutta la colpa di questo flop dei saldi è da imputare al maltempo, qualche responsabilità la vede anche nella gestione politica degli enti locali. «Bisogna far venire i turisti, e per farlo bisogna puntare sulla cultura e sull’enogastronomia».
«Abbiamo bisogno, per far ripartire anche il commercio», sbotta Barp, «di una politica del turismo degna di questo nome. Nei cassetti delle amministrazioni ci sono studi e progetti su questo, bisogna solo metterli in pratica, ma per farlo serve lavorare e lavorare. Perché se uno vuole amministrare, sa che deve farsi il “mazzo” altrimenti stia a casa. Il turista non viene dall'oggi al domani, ma serve un percorso lungo, bisogna lavorare in maniera diversa da quella con cui si sta operando».
Per Barp è necessario «coinvolgere i residenti, i commercianti, il clero e il Comune: sono i quattro soggetti che hanno interesse nel centro storico delle città, dove il vero turismo si fa con la cultura». Per il vicepresidente della camera della moda di Confcommercio, non basta pensare al turismo sportivo, «che è di nicchia e lascia poco alla città. Lascia agli alberghi, ai ristoranti e ai bar che rappresentano solo il 20% delle attività commerciali; poi ci sono le librerie, negozi di abbigliamento, di oggettistica, le gioiellerie, anche queste devono essere coinvolte. La provincia di Belluno è ricca di cultura, abbiamo il Parco, siamo Dolomiti Unesco, ma non sappiamo sfruttare nulla di tutto questo».
Barp quindi rilancia la realizzazione di “pacchetti turistici” anche nel Bellunese «per cui se uno va in un posto, deve venire per mangiare e anche per vedere musei e negozi. I turisti devono avere il tempo anche per girare nelle attività commerciale di certe città».
E così poi scatta l’appello: «Le amministrazioni comunali devono rendersi conto che le loro azioni devono guardare all’economia».
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