Sale slot, in arrivo un regolamento unico in tutta la provincia
BELLUNO.
Il Comune di Belluno è pronto a emanare il regolamento sugli orari delle sale slot e a coinvolgere tutti i Comuni della provincia per intervenire in modo uniforme sul problema. Riparte dal basso la lotta per risolvere, o quantomeno tamponare, la questione delle sale slot, tema spinoso che per ora nessun governo nazionale è riuscito a trattare in modo convincente.
Con la decisione del Consiglio di Stato e l’intervento legislativo della Regione, i sindaci hanno ora maggiori strumenti per imporre delle norme omogenee su tutto il territorio. La Regione, infatti, aveva deliberato qualche settimana fa l’attuazione della legge sulle slot, basata su alcuni paletti imposti a queste attività, tra i quali alcuni nati da un’iniziativa bellunese.
«L’intervento legislativo della Regione è avvenuto a seguito di quello che aveva proposto il Comune di Belluno con il proprio regolamento, pensato per contrastare il fenomeno e questo ci dà grande soddisfazione», spiega Massaro, «avevamo introdotto il principio per cui anche gli sportelli bancomat fossero considerati luoghi sensibili in un contesto di ludopatia. In sostanza, permettere a un ludopatico di maneggiare facilmente denaro contante è un po’ come lasciare in tavola il vino a chi ha problemi con l’alcol. Questo principio era stato contestato dai proprietari delle sale slot, che avevano fatto ricorso al Tar e l’iter che ne ha seguito, fino al Consiglio di Stato, ha portato a richiedere l’intervento della Regione».
La legge regionale introduce, ora, la possibilità per i sindaci di regolare in maniera uniforme e più efficace l’attività giornaliera delle sale slot sui propri territori, con un’ordinanza, in aggiunta alle tre fasce di chiusura obbligatoria (7-9; 13-15; 18-20) già individuate a livello Veneto: «Il Comune di Belluno non ha ancora emesso la propria ordinanza di regolamentazione degli orari, sulla quale stanno lavorando il segretario comunale e l’avvocatura civica, proprio perché era in corso il contenzioso. Ora che Tar e Consiglio di Stato si sono espressi, siamo pronti a procedere già dai prossimi giorni», continua Massaro, «la cosa importante, però, è che non sarà solo Belluno a esprimersi, ma il nostro modello di ordinanza verrà inviato a una pluralità di Comuni in Valbelluna (e successivamente anche in Cadore e in Agordino)».
L’idea è quella di rendere omogenei gli orari di apertura (si pensa alle otto ore massime giornaliere) in tutta la provincia, ma anche di far fronte a tre importanti questioni.
«In primo luogo speriamo di arginare il fenomeno della migrazione da un Comune all’altro dei giocatori, che sanno di trovare le sale aperte, e a questo è legato anche il problema del traffico in strada, che può sembrare minore, ma è uno degli aspetti su cui la legge permette la regolamentazione da parte dei sindaci», sottolinea Massaro. «In secondo luogo abbiamo il tema prettamente sanitario, visto che l’Oms riconosce la ludopatia come malattia vera e propria. L’azienda sanitaria e i gruppi di auto e mutuo aiuto ci segnalano un aumento del problema in provincia, ma rimane la difficoltà per queste persone nel chiedere aiuto e quindi quella captata da questi enti è solo una piccola parte del problema. Infine abbiamo una questione di ordine pubblico: tutti ricordiamo l’unica rapina recente sul territorio, al Jolly bar di Mier, legata proprio a problemi da azzardo, e un’altra, ancora più recente in provincia sempre legata alle slot. Abbiamo a disposizione anche i dati della Questura, che confermano come le sale slot siano causa di problemi alla sicurezza. Sulla base di questi temi dobbiamo regolamentare in modo monolitico il fenomeno assieme a tutti i sindaci del territorio».
La lotta all’azzardo ha da sempre creato imbarazzo tra i governi a livello nazionale ed è per questo che ora si spera in una soluzione dal basso: «Tutti i governi si sono detti contrari all’uso del gioco d’azzardo per creare gettito, ma nessuno è mai riuscito a contrastare veramente il fenomeno», conclude Massaro, «ora abbiamo gli strumenti per fare squadra e provare ad affrontare la questione dal basso». —
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi