Salute: Tbe, caso raro al S. Martino
I sintomi rinviavano alla poliomielite, ma non era vero
Ermenegildo Francavilla, primario delle malettie infettive
BELLUNO.
La Tbe o meningoencefalite da morso da zecca torna a far parlare di sè e lo fa al convegno nazionale di malattie infettive svoltosi la settimana scorsa a Roma. All'esame degli specialisti un caso clinico bellunese.
«Si tratta di un caso infrequente, tra quelli rari in Italia», dicono il primario dell'unità operativa di malattie infettive, Ermenegildo Francavilla e Corrado Marchini, direttore del reparto di neurologia del San Martino che hanno individuato e curato la patologia.
Il caso risale ad oltre un anno fa quando un uomo di 60 anni si è presentato all'ospedale con una paralisi del braccio destro. Un quadro che poteva essere confuso con gli esiti di una poliomielite. «Malattia che non è scomparsa, ma che si trova ancora in territori come l'Africa, la Cina, l'Asia», precisano i due primari.
Ma il direttore Francavilla non si è lasciato confondere. «In letteratura medica sono riportati due soli casi di mielite isolata e il paziente da noi visitato non presentava alcun coinvolgimento encefalico riconducibile alla Tbe, come solitamente invece avviene».
Ma dopo accurate analisi e grazie anche all'esperienza maturata nel campo, il direttore delle malattie infettive, supportato dal collega neurologo Marchini, è giunto alla diagnosi: forma rara di Tbe. Il paziente è stato sottoposto alle terapie del caso e poi dimesso. Le sue condizioni ora sono buone, anche se l'uso del braccio non è stato recuperato completamente.
«Il fatto che la malattia sia stata individuata deriva dalla familiarità che abbiamo sviluppato in questi anni con il virus e tutto il personale medico e infermieristico è sensibilizzato», precisa Marchini.
«Questo significa che la meningoecenfalite da morso di zecca continua ad essere una patologia diffusa nel nostro territorio. Basta considerare che la provincia di Belluno costituisce l'area geografica con la maggiore incidenza di encefaliti da zecca. Ma la malattia comincia ad interessare anche aree vicine come Treviso, Vicenza e il Friuli», sottolinea Francavilla. Dal 1994, da quando è stato cioè diagnosticato il primo caso, ad oggi, al San Martino, diventato centro di riferimento per questa malattia virale, sono stati curati 148 pazienti, di cui 14 solo nell'anno in corso.
«L'aver presentato un caso del genere ad un convegno nazionale significa sensibilizzare i colleghi di altre aree in cui generalmente queste patologie non si vedono. In un mondo globalizzato, infatti, le informazioni vanno condivise perchè le malattie si trasmettono velocemente da un Paese all'altro, e conoscerle serve ad evitare la paura e cure inadatte».
Sempre legati alle zecche, numerose le borelliosi (dal 1994 ad oggi più di mille).
Ma al reparto di malattie infettive sono frequenti anche i casi di sieropositività (28 nel 2010) su 150 pazienti in cura. Diffusa anche l'epatite B cronica, mentre si fanno avanti malattie sessualmente trasmissibili come sifilide ed epatite A.
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