Salvato infartuato nelle ore serali con l’emodinamica
BELLUNO. Un altro passo verso l’ospedale hub. Da qualche giorno il San Martino di Belluno può contare sul servizio di emodinamica h24 sette giorni su sette, un’attività attesa da anni che ora è diventata realtà. Un servizio “salvavita” che è stato subito messo alla prova.
Martedì sera, infatti, alle 21.30 un anziano pontalpino è stato colto da infarto e, se fino a novembre un caso del genere sarebbe stato dirottato agli ospedali di Conegliano o Treviso visto che l’emodinamica bellunese lavorava dalle 8 alle 20, l’altro ieri invece il paziente è rimasto a Belluno e qui è stato curato. «La sua è una situazione cardiologica molto complessa», commenta il direttore dell’unità operativa di Cardiologia, Enrico Franceschini, «che necessiterà non solo di un intervento di angioplastica cioè di apertura di una coronaria ostruita, ma anche di una valvuloplastica aortica».
«L’apertura di questa attività», ha commentato ieri il direttore generale dell’Usl 1, Pietro Paolo Faronato, «ha comportato uno sforzo non da poco, per quanto riguarda l’organizzazione, visto che si tratta di un servizio che ha bisogno di incrociare professionisti e professionalità dal radiologo al rianimatore».
A Belluno si è iniziato a parlare di emodinamica nel lontano 1999, ma si è riusciti ad avviarla, seppur a ranghi ridotti, nel gennaio 2013 quando è partita per sei ore su cinque giorni a settimana. Poi nel giugno 2014 l’avvio h12 sette giorni su sette e ora h24. «Si tratta di una competenza sovra Usl», ha concluso Faronato, «visto che la sua attività serve l’intera provincia, quindi anche l’Usl feltrina, ma anche oltre, in un’ottica di rete».
Soddisfatto il primario Franceschini che è stato il primo a fare consulenza per i futuri emodinamisti bellunesi negli anni Novanta quando ancora lavorava a Treviso. «Avere un’emodinamica h 24 significa non solo ridurre i tempi di rivascolarizzazione, salvando così la maggior parte di cuore e migliorando la qualità della vita», precisa il primario che prosegue: «Si riducono anche la durata della degenza, i costi sanitari e sociali, creando minori disagi per i familiari dei pazienti».
Il direttore di Cardiologia, inoltre, precisa come «la nostra attività sia in media maggiore di quella del Veneto: le previsioni, visto il servizio h24, parlano di 1.200 coronarografie per il 2015 cioè 57 mila per milione di abitante contro le 54.215 a livello regionale. Lo stesso dicasi anche per le angioplastiche: entro l’anno dovremo raggiungere quota 470 cioè eseguirne 2.228 per milione di abitanti contro le 2.039 venete, cioè il 10% in più. Queste cifre sono giustificate dal numero elevato di anziani: il 24% degli abitanti è over 65enne, mentre l’11% è sopra i 75 anni». L’attività di emodinamica ha contribuito, inoltre, ad abbassare la percentuale di mortalità dei pazienti colpiti da infarto del miocardio acuto passando dal 30% all’1.5%. «La sfida per il 2016 è di garantire la continuità ospedale-territorio per la gestione della cronicità, di avviare una riabilitazione cardiologica ambulatoriale e unificare tutte le attività cardiologiche al primo piano del gruppo D».
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi